La guerra in Ucraina sta mettendo a rischio la sicurezza alimentare soprattutto nelle aree più povere del mondo. La guerra, le sanzioni occidentali e le ritorsioni russe stanno determinando l’interruzione della produzione e il commercio dei fertilizzanti, di grano, mais e olio di semi di girasole.
“Ci sono evidenti segnali di una crescente crisi alimentare. L’artiglieria russa sta deliberatamente bombardando i depositi di grano in tutta l’Ucraina. E le navi da guerra russe nel Mar Nero stanno bloccando le navi ucraine piene di grano e semi di girasole”, spiega la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento al 51° meeting del World Economic Forum. ” I prezzi globali del grano sono alle stelle. E sono i Paesi fragili e le popolazioni vulnerabili a soffrirne di più”, ha sottolineato von der Leyen.
Dalla Russia e dall’Ucraina proviene circa il 28% del grano globale. Entrambi i paesi rappresentano il 16% delle forniture globali di mangime, 65% delle esportazioni di olio di girasole. Inoltre, un quarto della movimentazione globale dei fertilizzanti arriva dalla Russia, Ucraina e Bielorussia. Egitto, Sudan, Nigeria, Eritrea, Somalia, Madagascar, Tanzania e Congo, dipendono dall’Ucraina e in parte dalla Russia per buona parte del proprio fabbisogno.
Le aree del mondo che ne risentiranno maggiormente
Cinquanta paesi in via di sviluppo vengono approvvigionati di grano per almeno il 30% dalla Russia e dall’Ucraina. Secondo le prime stime Fao, nel 2022, dai 7 ai 13 milioni di persone potranno avere difficoltà gravissime ad accedere al cibo. Molto dipenderà dalla durata del conflitto, ma ci sono già segnali significativi di riduzione di scorte.
Una delle regioni più esposte è l’area MENA. Nel 2020-21 l’Egitto ha ricevuto l’80% del grano, il Libano ne importa l’80% dall’Ucraina e il 50% del frumento della Tunisia arriva da entrambi i paesi. Ma la Tunisia e il Libano hanno anche gravi problemi economici, di conseguenza l’aumento dei prezzi potrebbe causare conflitti sociali.
Secondo gli esperti, il Kenya, i paesi del Corno d’Africa presentano maggiori criticità. Queste aree da tempo sono afflitte da una grave crisi alimentare determinata dai cambiamenti climatici e da problemi socio-politici interni. A queste problematiche si aggiungono le difficoltà del traffico navale e l’aumento dei prezzi.
Alcuni paesi come la Somalia e il Sud Sudan, anche se non sono direttamente coinvolti dalla crisi ucraina, potranno risentirne indirettamente perchè importano grano e mais da paesi come l’Egitto, Kenya che a loro volta importano dai paesi in guerra.
In aggiunta, il conflitto in Ucraina ha determinato in molti paesi una reazione protezionista, volta a salvaguardare la produzione cerealicola domestica. E’ il caso di Bulgaria e Ungheria che hanno bloccato l’esportazione di grano.
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Il possibile piano B
La presidente della Commissione Ursula von del Leyen ha parlato del piano b, chiamando in causa la Lituania. La strategia pensata per salvare e far arrivare il grano ucraino alle relative destinazioni, è caricare il frumento su treni ucraini, utilizzando la rete ferroviaria di Kiev e farlo arrivare oltre confine, in Lituania.
Non è un caso se il primo treno carico di grano sia arrivato in Lituania. Una nota diffusa da ferrovie lituane ha spiegato che si tratta di una consegna di prova che ha l’obiettivo di valutare l’efficacia delle rotte.
I negoziati tra Turchia e Russia sono falliti
Il tentativo della Turchia di mediare tra Russia e Ucraina per sbloccare il grano fermo nei prti ucraini è fallito. Il piano proposto da entrambe le parti è stato bocciato dall’Ucraina, che non è stata nemmeno consultata.
Il piano prevedeva che la Turchia si facesse garante dell’apertura di un corridoio nel mar Nero per permettere la partenza delle navi con il grano bloccato nei porti ucraini. Ma le numerose condizioni poste dalla Russia hanno reso il piano impraticabile.