La povertà lavorativa è ancora un fenomeno molto diffuso in Europa

La povertà lavorativa in Europa è ancora un fenomeno molto diffuso e l’Italia è uno degli stati membri con più lavoratori a rischio. Secondo l’Istat “tra il 2007 e 2020 i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzioni mentre i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%”.

A fine novembre il governo ha bocciato il salario minimo e in compenso si è impegnato a svolgere una serie di iniziative volte a tutelare i diritti dei lavoratori. Attualmente l’Italia è uno dei Paesi a non avere un salario minimo, poichè il livello minimo dei salari viene stabilito tramite contrattazione collettiva, a seconda del settore.

La povertà lavorativa in Ue 

Povertà lavorativa è quando le persone lavorano, ma hanno un reddito disponibile equivalente al di sotto della soglia di povertà relativa (fissata al 60% del reddito mediano nazionale).

In Europa il 9,4% delle famiglie a elevata intensità lavorativa è a rischio povertà, con picchi del 19,8% in Romania e del 14,3% in Lussemburgo. In Italia, è a rischio povertà il 40,2% delle famiglie a bassa intensità lavorativa, il 25,7% di quelle a intensità media e l’8,3%% dei nuclei a intensità lavorativa alta.

Nel 2021 l’8,9% dei lavoratori in Ue è a rischio povertà. Si tratta di un dato che negli ultimi dieci anni è rimasto invariato.

Dai dati elaborati da Openopolis sulla base dei dati Eurostat, è emerso che in Romania il 15,2% dei lavoratori che risulta essere a rischio povertà. Seguono il Lussemburgo (13,5%) e la Spagna (12,7%) e, al quarto posto, l’Italia (11,7%).

Negli ultimi dieci anni un miglioramento si è verificato in Grecia (che nel 2012 arrivava quasi al 14%) e in Romania (dove nello stesso anno sfiorava il 19%). Mentre in 10 paesi membri c’è stato un peggioramento, significativo soprattutto in Lussemburgo (+3,2 punti percentuali) e Bulgaria (+2,6). Mediamente in Ue non c’è stato alcun cambiamento.

In Italia nel complesso la quota di lavoratori a rischio povertà è leggermente aumentata nel corso dell’ultimo decennio: nel 2012 si attestava all’11,1%.

I giovani sono più esposti alla povertà lavorativa, in particolar modo tra i 18 e i 24 anni.

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L’Italia è l’unico Paese europeo dove il salario medio è diminuito rispetto al 1990

 

Fonti 

Openopolis compresi i grafici.

Istat

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