In politica è molto frequente la pratica delle porte girevoli detta anche revolving doors. Si tratta della riallocazione di ex rappresentanti politici in ruoli apicali all’interno delle partecipate o di aziende private che operano in settori strategici o addirittura nelle vesti di lobbisti. Questa pratica è stata definita pericolosa perchè può dar luogo a favoritismi, privilegi, rendite di posizione, minando il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche.
Le aziende infatti trovano conveniente assumere ex ministri o ex parlamentari, perchè detengono informazioni e contatti importanti. In assenza di una legge, i politici possono favorire nel corso del mandato aziende o gruppi di pressione in cambio della promessa di futura ricollocazione.
Come si evidenza nel report di Transparency International, l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea a non avere una normativa sul revolving doors. Il problema è stato evidenziato anche dal Commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders alla Commissione Affari Costituzionali della Camera (24 febbraio); dalla Ministra alla Giustizia Marta Cartabia in Commissione Giustizia della Camera (15 marzo); dal GRECO, il gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa, riunitosi in plenaria il 29 marzo. Good Lobby Italia con il Fatto Quotidiano, oltre a denunciare il vuoto normativo, chiedono una legge che regolamenti il conflitto di interessi dei politici con una raccolta firme, oltre che ad aver redatto il rapporto “Fermiamo le poltrone girevoli- tra politica, economia e lobby“.
The Good Lobby denuncia il problema da anni e, per l’occasione , ha lanciato una petizione per regolare finalmente il conflitto di interessi e le porte girevoli.
In Italia non esiste una legge sul revolving doors, in grado di porre restrizioni a tutte le cariche elettive, di ogni livello (nazionale, regionale, provinciale e comunale).
Le prime limitazioni nei confronti dei soggetti che hanno rivestito cariche pubbliche è disciplinato dall’articolo 6 della legge 60 del 15 febbraio 1953, la legge Sturzo. Prevede chi ha rivestito funzioni di Governo non può assumere cariche in enti culturali, assistenziali, di culto e nell’Università, nè può svolgere funzioni di amministratore, sindaco, liquidatore, direttore generale o consulenza. Inoltre, vieta di rivestire cariche in istituti bancari, in società per azioni, operanti nel settore bancario.
Nel tempo sono stati aggiunti ulteriori divieti per tutelare l’imparzialità amministrativa in alcuni settori, obbligando gli ex funzionari pubblici a un periodo di divieto temporaneo, di durata variabile.
Successivamente sono state create disposizioni che vietano agli ex dipendenti pubblici civili e militari, di ricoprire cariche apicali in imprese operanti nel settore degli armamenti. In caso di violazioni accertate, si prevedono sanzioni a carico delle imprese.
Nel 2004 è entrata in vigore la legge Frattini che introduce specifiche incompatibilità per i membri del Governo, che perdurano dodici mesi dalla cessazione del mandato. La normativa prevede che gli ex titolari di cariche di Governo non possono ricoprire cariche e uffici, o esercitare attività professionali o lavoro autonomo in materie connesse con le materie del Governo.
Nel 2012 la legge Severino è intervenuta sul fenomeno delle porte girevoli nell’ambito della Pubblica Amministrazione, ma non dice nulla sulle varie cariche elettive.
Anche il codice di condotta della Camera dei Deputati non contiene alcun riferimento alle porte girevoli. Il codice obbliga i deputati a dichiarare entro i 30 giorni gli incarichi ricoperti alla data di presentazione della candidatura, ovvero le funzioni e le attività professionali o imprenditoriali svolte. I deputati hanno anche l’obbligo di dichiarare entro 30 giorni gli incarichi privati successivamente alla propria elezione. Mentre il Senato non è provvisto di alcun codice.
Il rapporto evidenzia che in Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati, sono ferme le proposte di legge sulla regolazione del conflitto d’interesse di Macina (M5S), Boccia (PD) e Fiano (PD). Esse prevedono una limitazione alle porte girevoli per chi ha ricoperto cariche di Governo, prevedendo un periodo di pausa o di raffreddamento di un anno. Mentre per i parlamentari non è previste alcuna limitazione nel svolgere attività post mandato.
Alcuni casi segnalati nel rapporto: da Padoan a Minniti
Tra i casi più noti e recenti di porte girevoli c’è Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia e delle finanze al 2014-2018, successivamente è stato membro della Commissione Bilancio alla Camera e poi è diventato presidente di Unicredit, dove sono seguite le sue dimissioni da deputato. Padoan avendo rivestito la carica di ministro delle finanze, ha seguito tutti i dossier bancari, ha incontrato i principali attori del settore e ha abbozzato tutti i piani di riforma del sistema creditizio. Di conseguenza, essendo in possesso di informazioni riservate, potrebbe favorire Unicredit e alterare il mercato.
Un altro caso noto è quello di Marco Minitti, ministro degli interni dal 2016 al 2018, successivamente è diventato deputato e membro della Commissione esteri fino a febbraio 2021, quando si è dimesso per diventare presidente della fondazione Med-Or, del gruppo Leonardo. Anche in questo caso, Minniti porta con sè informazioni e contatti e di cui ora ne beneficerà un gruppo industriale quotato in borsa.
Uno degli ultimi casi segnalati da The Good Lobby riguarda Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione Ecologica, consigliere del Governo Meloni per le questioni energetiche, manager di Leonardo – azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – e adesso anche membro del CDA di Industrie De Nora, multinazionale italiana della green economy. Cingolani è anche in lizza per la guida di Finmeccanica, carica che verrà assegnata dal Governo entro marzo 2023.
Come è evidente, il caso Cingolani è solo uno dei tanti della politica italiana.
A livello europeo
Nonostante le istituzioni europee abbiano un quadro normativo completo, non sono mancati casi, anche recenti, di comportamenti scorretti, rivelando carenze sistemiche.
Per esempio, per quanto riguarda la Commissione Europea, gli ex commissari hanno il divieto di lobbying almeno sulle questioni del loro portafoglio per un periodo di 2 anni. Terminato questo tempo, gli ex membri devono avvisare con un preavviso di 2 mesi, e spiegare la loro intenzione di intraprendere un’attività professionale che non sia legata all’UE.
Nel Parlamento europeo il codice di condotta è molto debole relativo alle porte girevoli perchè non vi è alcuna limitazione alle attività post mandato. Ma si vieta solo di utilizzare il pass a vita per accedere alle sedi del Parlamento per fare lobbying.
Il codice etico della Banca Centrale Europea prevede un periodo di raffreddamento di due anni. In questo periodo si è tenuti ad avvisare il Comitato Etico e il presidente della BCE dell’intenzione di prestare attività lavorativa presso altri enti.
Non sono mancati casi come quello di Josè Manuel Barroso che, dopo la carica di presidente della Commissione europea, è diventato presidente esecutivo della banca Goldman Sasch.
Nel 2020 Aura Salla da membro del gabinetto del vicepresidente Jyrki Katainen e membro di varie commissioni parlamentari, è passata a capo lobbista degli Affari Europei di Facebook.
Anche a livello europeo il quadro normativo che regolamenta il conflitto di interessi e il revolving doors andrebbe migliorato e implementato.
A livello internazionale
Il rapporto del Fatto Quotidiano e di The Good Lobby Italia prende in considerazione anche alcuni casi internazionali, da cui l’Italia potrebbe anche prendere spunto. Negli Stati Uniti le limitazioni post impiego per i membri del Congresso sono state introdotte dall’Ethics Reform Act del 1989 e poi modificate nel 2007. Il cosiddetto periodo di raffreddamento è di un anno per i membri della Camera e due anni per il Senato.
In Canada le porti girevoli sono regolate dal 1985 e poi rafforzata con il Parliament of Canada of Act del 2004 e il Federal Accountability Act del 2006. I ministri hanno l’obbligo di seguire un periodo di raffreddamento più lungo, rispetto agli altri paesi: per 5 anni non possono svolgere attività presso enti privati in potenziale conflitto di interessi con la carica precedente. Mentre peri funzionari pubblici e parlamentari il periodo di raffreddamento è di 1 anno.
Immagine di copertina: www.globalist.it