La questione di Taiwan

La questione di Taiwan “è il fulcro degli interessi centrali della Cina, il fondamento politico nelle relazioni Cina-Usa e la prima linea rossa che non deve essere superata”. Ha dichiarato il neoministro degli Esteri cinese Qin Gang, nel suo primo briefing a margine della sessione annuale del parlamento. 

“Continueremo a lavorare per la riunificazione pacifica, ma ci riserviamo il diritto di prendere tutte le misure necessarie. Nessuno dovrebbe mai sottovalutare la ferma determinazione, la forte volontà e la grande capacità del governo e del popolo cinesi di salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale”- ha aggiunto il neo ministro degli Esteri cinese.

A Pechino al Congresso nazionale del popolo, il primo ministro cinese Li Keqiang nell’intervento di apertura ha dichiarato che il Paese “adotterà misure risolute per opporsi all’indipendenza di Taiwan e per promuovere la riunificazione”, rilanciando però “lo sviluppo pacifico delle relazioni nello Stretto di Taiwan” e “il processo di riunificazione pacifica”.

La Cina rivendica Taiwan come parte “inalienabile” del suo territorio. Invia nello spazio aereo vicino a Taiwan, caccia e aerei, bombardieri e navi da guerra.

Tapei risponde intensificando gli scambi con gli Stati Uniti e sfruttando  l’economia per rafforzare le relazioni estere e l’industria della difesa.

La storia di Taiwan

La questione di Taiwan è uno dei nodi irrisolti del XX secolo. Risale al 1949, quando i comunisti di Mao vinsero la guerra civile  e obbligarono il Generalissimo e il suo Kuomintang (KMT) a rifugiarsi sull’isola (sotto la sovranità cinese), portando con sè le riserve auree. I comunisti formarono la Cina socialista, mentre i nazionalisti del partito Kuonitang dettero vita alla Repubblica di Cina. Il  7 dicembre 1949 Taipei divenne la nuova capitale dei nazionalisti cinesi.

Taiwan ebbe la benedizione degli Stati Uniti, ma nel 1971 perse il seggio alle Nazioni Unite come rappresentante della Cina alle Nazioni Uniti. Nel 1979 gli Usa rinnegarono la precedente linea di condotta e smisero di riconoscere Taiwan come Stato legittimo. Nel 1978 il presidente Carter annunciò la fine dei rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Taiwan.

Alla fine degli anni 70, iniziò a germogliare una nuova coscienza politica legata all’idea di democrazia, che portò la fine della legge marziale nel 1987 e,successivamente, nel 1996, alle prime elezioni dirette con la vittoria di Lee Teng-hui.

Nel 2000 vinse le elezioni il progressista democratico, mettendo la parola fine a oltre 50 anni di Governo ininterrotto del Kuomintang.

Le tensioni tra la Cina e Taiwan non si sono mai placate. Taiwan si considera  indipendente dal governo cinese, ma il Dragone si oppone con fermezza. Nel 2005 il governo cinese ha approvato una legge anti-secessione che legittima un intervento armato nel caso in cui Taiwan dichiarasse l’indipendenza. Il disegno di Xi Jinping è  riportare la “provincia ribelle” sotto il controllo di Pechino entro il 2049, restituendo così al Paese la sua passata gloria imperiale.

Il ruolo e gli obiettivi degli Stati Uniti

La posizione degli Stati Uniti è ancora tutt’oggi paradossale: nel 1992 ha riconosciuto l’esistenza di una sola Cina, quella comunista, dall’altra pur non  riconoscendo Taiwan, la rifornisce di armi.

Gli Stati Uniti sono interessati a Taiwan per questioni  geopolitiche, volte soprattutto a contenere l’espansionismo cinese. Washington ha bisogno di esser presente in un’area in cui il dominio cinese cresce anno dopo anno e dove  non vogliono lasciare carta bianca a Pechino nel Mar Cinese Meridionale.

Condividi