Il Senato ha approvato la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. I favorevoli sono stati 173, i contrari 37, gli astenuti 16. Per il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, si tratta di “una riforma ineludibile”, affinchè la magistratura recuperi la fiducia necessaria di fronte ai cittadini.
Le principali novità
Per l’elezione dei componenti del CSM, la riforma prevede un sistema elettorale misto, basato sui collegi binominali, ovvero ciascuno eleggerà due componenti del CSM e con una distribuzione di 5 seggi a livelli nazionale con il sistema proporzionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali.
L’altra novità riguarda le porte girevoli, ovvero il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi. Sia nazionali che locali.
Si prevede che i magistrati non siano eleggibili nelle regioni in cui è compreso l’ufficio giudiziario dove hanno prestato servizio negli ultimi tre anni. All’accettazione della candidatura, i magistrati devono essere posti in aspettativa senza assegno, con divieto di cumulo del trattamento economico con l’indennità prevista per la carica.
In merito al ricollocamento dei magistrati ordinari/amministrativi/contabili e militari è previsto che: i magistrati che si sono candidati in competizioni elettorali e non sono stati eletti per tre anni non possono svolgere funzioni giurisdizionali. La destinazione sarà poi individuata dai rispettivi organi di autogoverno.
La stessa disciplina – divieto di svolgere funzioni giurisdizionali per tre anni – si applica ai capi di gabinetto, ai segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento.
Nelle valutazioni di professionalità, si prevede il coinvolgimento di avvocati e professori nei Consigli giudiziari, con voto unitario degli avvocati in caso di segnalazione da parte del Consiglio dell’ordine.
Per l’ingresso in magistratura, si stabilisce l’accessibilità al concorso direttamente dopo la laurea.
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