La storia infinita del Ponte sullo Stretto di Messina

La costruzione del ponte sullo Stretto di Messina ha attraversato ogni epoca,  generando progetti, studi di fattibilità, dubbi e tante polemiche. 

Partiamo dagli anni 60-70 

Nel 1968, l’ANAS autorizza, in collaborazione con l’Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato,  una serie di studi e ricerche per stabilire la realizzazione di un collegamento stabile sullo Stretto di Messina. In base alla legge, il ministro dei Lavori Pubblici stanzia 3 miliardi e 200 milioni di lire per gli studi preliminari e istituisce presso l’ANAS una commissione di studio.

Nel 69 l’Anas in collaborazione con l’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato bandisce il “Concorso Internazionale di idee per il collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente”. 

Il 17 dicembre del 1971 il Governo Colombo,  definisce la realizzazione del Ponte sullo Stretto un’opera di “prevalente interesse nazionale” e autorizza  la creazione di una società di diritto privato a capitale pubblico, responsabile della progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario .

La nascita della Società Stretto di Messina- anni 80

Nel 1981 il governo Forlani crea la Società Stretto di Messina.

 Nel 1985 la società Stretto di Messina accoglie l’idea del ponte aereo e acquista il progetto del Gruppo Ponte di Messina che prevede un ponte a tre campate con una centrale di 1600 metri.

Tutto sembra pronto per iniziare i lavoro. Il presidente del Consiglio Bettino Craxi entusiasto: “Entro il 1986 chiuderemo la fase progettuale. Con il 1987 porteremo avanti le opere di fondazione e la sistemazione del territorio secondo quanto predisposto dai tecnici del progetto, mentre alla fine dell’88 ci sarà l’apertura dei cantieri, i quali resteranno operanti per otto, dieci anni”.

Il 16 giugno 1986 la società Stretto di Messina SpA presenta  un nuovo studio di fattibilità, con i progetti, i costi e l’affidabilità relativi a tre tipologie di soluzioni – in sotterraneo, in mare, in aria –, fra questi il ponte sospeso è considerato la soluzione tecnicamente più realizzabile ed economicamente conveniente.

Il presidente dell’IRI Romano Prodi dichiara che il progetto del ponte è una priorità e che i lavori per la sua costruzione cominceranno al più presto

Nel frattempo la società Stretto di Messina termina i suoi studi di fattibilità e nel 1988 avanza  tre proposte: un ponte sospeso con una sola campata di 3300 metri, un tunnel sommerso agganciato al fondo del mare e, infine, una galleria al di sotto del fondo marino.

Iniziano ad emergere le prime perplessità sulle esigenze ambientale ed economiche. Secondo alcuni uno dei problemi è individuare con chiarezza i reali vantaggi a livello nazionale, regionale e locale. 

Anni 90 

Nel 1990 il presidente del Consiglio Andreotti mette a capo della Stretto di Messina Spa, Antonio Calarco, direttore della “Gazzetta del Sud”.

Nel 1992  Calarco presenta  il progetto definitivo  con relazioni tecniche, previsioni di spesa, tempi, e valutazione d’impatto ambientale in modo approssimativo

Dopo sette anni di progettazione, la società Stretto di Messina offre quindi al Governo italiano il suo progetto di attraversamento stabile dello stretto.

Anche in questo caso emergono perplessità,  soprattutto per  il fortissimo impatto ambientale che una tale opera potrebbe avere per un territorio. Inoltre, serpeggia l’idea comune che la costruzione del ponte non sia in grado di rivitalizzare l’indotto economico della regione, ma anzi potrebbe essere un ulteriore elemento di isolamento

Con Tangentopoli e una crisi finanziaria il progetto del ponte cade nel dimenticatoio per circa 10 anni. 

Governo Berlusconi

L’11 giugno 2001 vince le elezioni il Governo Berlusconi II. Il punto principale del suo programma è varare nel successivo Dpef 10.000 miliardi per la realizzazione delle prime grandi opere.  Tra queste c’è anche il ponte come opera di rilancio della Sicilia.

Nonostante gli intenti del governo Berlusconi, l’11 marzo 2004, con 231 voti a favore e 198 contro, l’Europarlamento boccia il progetto del ponte e, di conseguenza, complica ulteriormente la realizzazione. 

Il 12 ottobre 2005 Impregilo vince la gara e si aggiudica l’appalto per la realizzazione del ponte, i cui lavori sarebbero partiti nel 2007 per concludersi 70 mesi dopo, nel 2012, con un costo previsto dell’opera intorno ai 3,88 miliardi di euro.

Il 25 ottobre 2005, cade un’altra tegola, poichè  lo Studio di Impatto Ambientale viene valutato “non soddisfacente” dalla Commissione Europea che mette quindi sotto osservazione il ponte, procedendo ad avviare una procedura d’infrazione a carico
del Governo italiano. Le associazioni ambientaliste esultano. 

La procedura d’appalto è anche al centro di un’inchiesta della Procura di Roma. 

Governo Prodi

Il 9 e 10 aprile 2006, la coalizione di centrosinistra vince le elezioni politiche  e Romano Prodi diventa Presidente del Consiglio. Il neoministro dei Trasporti Alessandro Bianchi  sostiene sin da subito che le risorse non devono essere sprecate per costruire il ponte. 

Ancora più netta e chiarissima è la posizione del neoministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi, che intende “sospendere subito le procedure” di un’opera che giudica inutile, non sentendosi in obbligo di dover pagare la penale presente nel contratto. 

Il governo Berlusconi 

Il 24 gennaio del 2008 il Governo Prodi  cade. Il 13 e il 14 aprile l’Italia ritorna al voto decretando la vittoria della coalizione di centro-destra: il 7 maggio 2008 si costituisce così il Governo Berlusconi IV e si registra l’ennesimo cambiamento con la questione del ponte, con la riapertura di tutte le pratiche.

L’11 gennaio 2010 il ministro Matteoli nel Comune di Varapodio, in provincia di Reggio Calabria, presenta l’ennesimo progetto del ponte. 

Arriva l’ennesima tegola dalla Corte dei Conti che chiede al Governo e alla società Stretto di Messina di operare una costante valutazione sui profili di fattibilità tecnica dell’opera.

Nel 2011  l’Unione Europea  non include il ponte tra le grandi opere finanziate con i fondi comunitari. Nello stesso anno il governo Berlusconi cade. Il ponte cade nuovamente nel dimenticatoio con gli altri governi che si sono susseguiti. 

Nel 2013 la società viene posta in liquidazione.

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