Le lobby delle armi in Europa

La guerra in Ucraina ha determinato in Europa una corsa al riarmo. Il primo Paese a rompere gli indugi è stata la Germania. Mentre l’Italia si è impegnata a incrementare le spese militari al 2% del Pil entro il 2028.

In Italia il settore della difesa è uno dei meno trasparenti. Infatti, non sappiamo quasi nulla di chi lo influenza, sui finanziamenti alle fondazioni politiche, ai think tank e alle accademie. Queste informazioni, rientrando nella sfera ” sicurezza nazionale”, non vi è l’obbligo di renderle pubbliche.

A livello europeo la situazione non cambia. Gran parte dei finanziamenti stanziati  sono destinati alle aziende situate nei maggiori Paesi esportatori di armi dell’UE, vale a dire Francia, Germania, Italia e Spagna, cui è stato assegnato il 68,4% del bilancio. In tale contesto il rapporto ENAAT  denuncia  la mancanza di trasparenza e di controllo nel modo in cui vengono erogati queste risorse dalla Commissione europea. 

Il nuovo rapporto ENAAT: la situazione in Europa  

A pochi giorni dalle decisione dei leader europei di aumentare drasticamente le spese militari al vertice di Versailles, il nuovo rapporto dell’European Network Against Arm Trade e del Transitional Institute, rivela che i primi programmi di difesa dell’UE, del valore di quasi 600 milioni di euro, siano inficiati da conflitti d’interesse, accuse di corruzione e siano notevolmente al di sotto degli standard etici e legali più elementari.

Nove dei sedici rappresentanti dell’organo consultivo dell’UE che ha portato alla creazione del bilancio militare erano affiliati all’industria delle armi. Otto di queste aziende – Airbus, BAE Systems, Indra, Leonardo, MBDA, Saab, Fraunhofer e TNO – hanno finora ricevuto oltre 86 milioni di euro o il 30,7% del totale.

Alcune di queste aziende sono implicate in numerose accuse di corruzione, altre sono coinvolte in esportazioni di armi altamente controverse verso Paesi che vivono conflitti armati o dove sono in vigore regimi autoritari e le violazioni dei diritti umani sono diffuse.

I controlli applicati dall’UE per approvare il finanziamento di armi letali non rispettano nemmeno i più elementari standard legali ed etici, con l’ufficio del Mediatore che esprime preoccupazione per l’assenza di una valutazione dettagliata della loro conformità al diritto internazionale. “Questa è una deregolamentazione de facto di uno dei bacini di denaro più letali di Bruxelles”, aggiunge Joaquin Rodriguez, professore associato all’Università Autonoma di Barcellona.

Leggi anche IL RIARMO DELL’EUROPA

Leggi anche SPESA MILITARE, IL PARAMETRO DEL 2% DEL PIL 

 

Condividi