La tampon tax in Italia e nel resto del mondo

La tampon tax? E’ una cosa molto seria, mi dispiace che sia sempre accolta da risolini, come è successo su twitter. C’è sempre un filo di sessismo e di scemenza quando si parla di queste cose“.

Giuseppe Civati  2016  di Possibile

Introduzione

Tutt’oggi le mestruazioni in diverse parti del mondo sono ancora un tabù e un lusso. Si tratta di un tabù millenario e di una cultura maschilista che considera le mestruazioni un problema sociale ed economico. Questa condizione, inevitabilmente, si ripercuote anche sulle politiche sociali e fiscali.
Infatti, da anni in Italia si parla di proposte sulla Tampon tax , ma sono sempre fallite per ragioni di bilancio. Dopo varie pressioni, nell’ottobre 2021, il Governo ha deciso la riduzione della Tampon tax dal 22% al 10 %. A novembre 2022, il governo Meloni l’ha ridotta al 5%. 
Ci sono Paesi che hanno abbassato o addirittura eliminato la l’imposta.
Per esempio in Scozia è stato approvato all’unanimità il Period Product Free Provision Bill, ovvero il primo provvedimento al mondo che prevede l’accesso gratuito e universale agli assorbenti e ad altri prodotti igienici per il ciclo mestruale.
In Nuova Zelanda, da giugno 2021, gli assorbenti sono gratuiti in tutte le scuole, università e altri uffici pubblici.
Non mancano i Paesi che mantengono una tassazione ancora molto alta: l’Ungheria al 27%, la Svezia, Croazia e la Danimarca al 25%.

Le mestruazioni nella storia 

Nonostante le mestruazioni siano un processo naturale della vita di una donna, la storia è stata caratterizzata da diverse credenze.
Nella Grecia del V secolo si era convinti che le mestruazioni fossero residuo di cibo non digerito a sufficienza dalla donna. Le donne in menopausa trattenendo il sangue in corpo, potevano intossicare se stesse e gli altri, espellendo dei vapori tossici.
L’idea della donna mestruata come impura si è diffusa anche con l’impero Romano.
Per Plinio il Vecchio la sola presenza della donna mestruata riusciva a rendere sterili le piante, a nuocere agli animali e a rovinare i metalli.
Nel Medioevo la situazione non migliorò perchè si credeva che la donna con le mestruazioni fosse in grado di rovinare i raccolti, uccidere le piante, rendere i cani rabbiosi, e provocare la morte di un uomo che si accoppiava.
Nel tempo queste credenze sono scemate, ma ancora sussiste un senso di vergogna. Per esempio chiedere un assorbente in pubblico o dire che si hanno le mestruazioni, sono vissuti come momenti di imbarazzo. Le stesse aziende pubblicizzano i loro prodotti mestruali con petali o strisce blu.

Le mestruazioni durante l’Olocausto

In un interessante articolo pubblicato nel 2010 dalla rivista britannica Histoty Today, la storica Jo-Ann Owusu, ha raccontato il tema delle mestruazioni nei campi di concentramento. L’argomento in realtà è sempre stato considerato dalla ricerca storica, irrilevante da un punto di vista psicologico, nonostante ci siano testimonianze orali  e memorie che dimostrano il senso di vergogna che le donne provavano durante i giorni di prigionia. Infatti, per molte donne “le mestruazioni hanno coinciso con la vergogna del sanguinamento pubblico e con il disagio di non poterlo gestire”. A causa del deperimento e dell’orrore che si consumavano nei campi di concentramento, “un numero significativo di donne in età riproduttiva smise di avere le mestruazioni”. Owusu nel suo articolo ha riportato un ricordo di Charlotte Delbo, partigiana francese e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz.

E’ sconvolgente non avere il ciclo… inizi a sentirti un pò vecchia. Timidamente, Irene chiese :” E se dopo non tornasero più?” Sentendo quelle parole un’ondata di orrore ci travolse tutte. Le cattoliche si fecero il segno della croce, altre recitarono lo Shemà. Tutte cercarono di esorcizzare questa maledizione alla quale i tedeschi ci avevano condannate: l’infertilità. Come dormire con tutto questo?”

Invece per le donne che hanno continuato ad avere le mestruazioni, è stato necessario affrontare le atroci condizioni igienico-sanitarie nei campi di concentramento. Owusu nel suo articolo ha riportato la storia di Trude Levi, un’infermiera ebrea ungherese:” Non avevamo acqua per lavarci, non avevamo biancheria intima. Non potevamo andare da nessuna parte. Tutto ci rimaneva addosso, e per me è stata una delle cose più disumanizzanti che abbia mai vissuto”.

La storica spiega anche che le mestruazioni sono state il simbolo della libertà perduta. Infatti, molte donne dopo la liberazione hanno vissuto il ritorno delle mestruazioni come una festa, simbolo di un’identità ritrovata.

 

La storia infinita della Tampon Tax in Italia

Si chiama Tampon Tax, ma si legge discriminazione di genere. Si tratta di un’imposta sul valore aggiunto applicata sugli assorbenti e ad altri prodotti mestruali. La Tampon tax quando fu introdotta nel 1975 prevedeva un’aliquota del 12% , ma con gli anni è aumentata fino al 22%, rendendo gli assorbenti e gli prodotti dei veri e propri beni di lusso.
Negli anni a seguire sono stati diversi gli emendamenti proposti per ridurla, ma sono tutti falliti.
Nel 2016 gli onorevoli Giuseppe Civati e Beatrice Brignone, entrambi di “Possibile”, lanciarono la proposta di abbassare l’aliquota sugli assorbenti al 4%. La proposta fu accolta con molto imbarazzo dalla politica e dall’opinione pubblica, e  non ebbe alcun seguito.
Nel 2019, la deputata Laura Boldrini e altre 31 deputate presentarono un emendamento che prevedeva l’abbassamento dell’Iva dal 22% al 10%. La commissione Finanze lo considerò inammissibile perchè l’operazione aveva un costo importante. Fu approvata però la riduzione dell’Iva al 5% per gli assorbenti compostabili e biodegradabili, i prodotti più costosi e poco utilizzati dalle donne.
Nel 2020, Laura Boldrini e Lia Quartapelle presentarono l’ennesimo emendamento che proponeva la riduzione dell’imposta dal 22% al 5%. Anche questa volta la commissione Bilancio la bocciò.
A distanza di quasi un anno e dopo tante pressioni, il 19 ottobre 2020, il governo ha approvato l’abbassamento della tampon tax dal 22% al 10%. La Ragioneria di Stato ha rivisto le coperture della misura che ammontano a circa 90 milioni, una cifra lontana dagli iniziali 300 milioni. Ma le stime di Nielsen e di WeWorld, quantificano la riduzione dell’Iva dal 22% al 10% in circa 67 milioni di euro. 
Altroconsumo in un’inchiesta sugli assorbenti ha calcolato quanto spende in Italia una donna nell’arco della sua vita per acquistare gli assorbenti.
Calcolando 13 cicli all’anno per una media di 38 anni di vita fertile, la somma con l’iva al 22% supera i 3,000 euro. Con l’imposta al 10% il risparmio è di circa 300 euro, mentre al 4% di 450 euro.

APPROFONDISCI ANCHE: Il governo ridurrà l’Iva al 5% 

Gender pay gap

La storia infinita della Tampon tax, dimostra che nel nostro Paese purtroppo c’è ancora un cultura arretrata e  maschilista sulla parità di genere. Infatti, il Parlamento non ha mai affrontato in modo serio la questione del period poverty, ovvero la difficoltà di accedere ai prodotti mestruali per motivi economici.
Secondo una ricerca di Federconsumatori, in Italia le donne guadagnano mediamente il 10% in meno rispetto agli uomini, e spendono di più per acquistare i prodotti  loro dedicati.
La pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che amplificare le disuguaglianze che già caratterizzavano la struttura socio-economica dell’Italia pre- pandemica.
Per cercare di mettere fine a queste disuguaglianze ci è voluta una legge sulla parità salariale tra uomo e donna. Ma non è finita qui.
L’Italia si colloca al penultimo posto nella classifica occupazionale femminile in Europa. Il 31,3% delle donne ha un lavoro a tempo indeterminato, contro la media europea del 41,5%.
Secondo i dati Istat, nel 2020, il 98% di chi ha perso il lavoro è donna.
Secondo Save The Children solo 1 contratto a tempo indeterminato su 10 è a favore delle donne, tra quelli attivati nel primo semestre 2021. Inoltre, l’alta percentuale di dimissioni da parte delle donne e madri, è un chiaro segnale di necessaria ridefinizione delle politiche sociali in favore delle madri.

 

Il congedo mestruale

In Italia il congedo mestruale è un altro argomento tabù. Nel 2016 è stata presentata una proposta di legge sul tema, che non ha riscontrato alcun interesse.
La proposta di legge prevedeva per le lavoratrici dipendenti 3 giorni di permesso speciale al mese con contribuzione piena e indennità pari al 100% della retribuzione giornaliera. Il testo elaborato era supportato da dati rilevanti: dal 60 al 90% delle donne soffre durante il ciclo e questo causa tassi dal 13 al 51% di assenteismo a scuola e dal 5 al 15% dal lavoro.
Recentemente il dibattito è stato ravvivato dalla raccolta firme per la petizione su change.org, “Le mestruazioni sono una cosa seria: chiediamo il congedo mestruale”.
Le reazioni sono state diverse: c’è chi ha visto in questa proposta un passo avanti nella parità di genere sul posto di lavoro, e quindi una tutela effettiva di tutte quelle donne che soffrono di endometriosi e dismenorrea”; chi invece l’ha considerata una “misura paternalistica”.
Ma in alcuni Paesi come il Giappone la norma che permette alle lavoratrici di prendere dei giorni di congedo dal lavoro per i dolori mestruali esiste dal 1947.
In Spagna si sta per varare il congedo mestruale di tre giorni, ma solo nel caso di una precisa sindrome certificata e accertata da un medico.
Dal 1992 nella regione indiana di Bihar c’è una legge che dà il diritto alle donne di assentarsi dal lavoro due giorni al mese per “ragioni biologiche”.
In Indonesia, nel 2003, il congedo mestruale è stato introdotto per legge, successivamente anche in Corea del Sud, Vietnam, Taiwan e Cina.
Ci sono anche aziende come Nike, che hanno inserito il concedo familiare nel proprio codice di condotta sin dal 2007. La Coexsist dal 2016, la Shark an Shrimp nel 2019 e la Zomato nel 2020.

 

L’attivismo mestruale

Da qualche anno nel mondo si sta diffondendo il cosiddetto “menstrual activism”. Con gli anni la maggiore consapevolezza della parità di genere, ha determinato la diffusione di reti e movimenti di attiviste e attivisti che rivendicano i diritti delle donne.
L’attivismo  si svolge anche nelle scuole e nelle università.
Per esempio l’università di Milano, dopo due anni dalla proposta avanzata dalla lista studentesca UniSi, è stata il primo ateneo in Italia a ospitare dei distributori automatici di assorbenti a prezzi calmierati.
Presso il Dipartimento di matematica dell’Università di Padova, è stato installato un distributore automatico di assorbenti igienici, disponibili gratuitamente per tutte le persone che lavorano e studiano.
L’iniziativa è stata proposta dai rappresentanti e dalle rappresentanti degli studenti della Commissione Pari Opportunità del Dipartimento di Matematica.
Nel gennaio 2020 gli studenti del liceo Carlo Porta Erba (Como) hanno posizionato all’interno dell’istituto dei cestini dove chiunque può prelevare un assorbente senza indugi e vergogna.
La stessa iniziativa è avvenuta presso l’istituto magistrale Elena Principessa di Napoli, i licei Cassinari e Colombiani di Piacenza, e il liceo artistico Boccioni di Milano.
Ci sono anche movimenti e associazioni della società civile che manifestano e propongono, interpellando deputate e deputati. Come il caso dell’associazione Onda Rosa che ha attivato la petizione online per l’abbassamento della tampon tax dal 22% al 4%. Una non di meno, una rete nata da una serie di confronti tra diverse realtà femminili e femministe che da tempo ormai si attiva per raggiungere piccole conquiste sul piano della salute della donna, contro la violenza di genere, il diritto all’aborto, l’eliminazione della tampon tax e cosi via.

 

La tampon tax in Europa 

Il 18 marzo 2016, l’Unione Europea con una direttiva ha autorizzato la riduzione della tassazione sui prodotti mestruali fino al 5%.
A giugno 2021 il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che esorta gli Stati membri a non indebolire il diritto alla salute sessuale e riproduttiva.
A dicembre 2021 il Consiglio ha raggiunto l’accordo su una proposta volta ad aggiornare le norme Ue in materia di aliquota dell’imposta sul valore aggiunto (Iva).
Gli Stati membri quindi avranno la facoltà di adottare un’aliquota inferiore al 5% su alcune categorie di beni e prodotti, tra cui anche gli assorbenti mestruali.
Nonostante i passi in avanti, in alcuni Paesi l’aliquota sui prodotti mestruali è ancora alta come in Ungheria al 27%, Croazia e Danimarca al 25%, Finlandia al 24%, Lituania, Lettonia e Repubblica Ceca al 21%.
L’Italia passa dal 22% al 10%. Poi ci sono altri Paesi che hanno ridotto la tassazione, come la Spagna, Grecia e Austria al 4% e la Francia al 5,5%.
Il governo francese nel 2021 ha varato una misura contro la precarietà studentesca, che rende progressivamente accessibili gratuitamente gli assorbenti nelle scuole.
Il Belgio nel 2018 ha ridotto la tassazione dal 19% al 6%.
La Germania, grazie all’iniziativa lanciata da una start up “The female company”,  è passata da un’imposta del 19% al 7%.
L’Irlanda è un’eccezione: nel 2006 ha azzerato l’Iva su tutti i prodotti igienici del ciclo mestruale.
Il Regno Unito a gennaio 2021 ha eliminato la VAT (il corrispettivo della nostra Iva) sugli assorbenti. In quell’occasione la BBc scrisse:” Il Regno Unito ha potuto togliere questa imposta perchè da oggi non è più soggetta alle regole dell’Unione Europea“.
Il 15 agosto 2022, in Scozia, è stato approvato il Period Products Act, il primo provvedimento al mondo che garantisce l’accesso gratuito e universale  agli assorbenti e altri prodotti igienici sanitari per il ciclo mestruale. Coloro che avranno bisogno di assorbenti nelle scuole o altri edifici pubblici, dovrà ottenerli gratuitamente. 

In Nuova Zelanda, da giugno 2021, gli assorbenti e i prodotti igienici sono garantiti gratuitamente in tutte le scuole, università, uffici pubblici del Paese.
La misura ha un costo di circa 18 milioni. Per l’occasione la premier Jacinda Andern ha dichiarato:” Ci sono abbastanza barriere che i nostri bambini e ragazzi affrontano man mano che crescono- l’accesso ai prodotti mestruali non dovrebbe essere uno di questi“.

 

Cosa succede nel resto del mondo 

Negli Stati Uniti la tassazione sui prodotti mestruali varia da Stato a Stato. In California il governatore Gavin Newsom ha firmato un provvedimento chiamato “Mestrual Equity for all Act” e si applicherà alle classi che vanno dal sesto al dodicesimo grado delle scuole pubbliche, ai college e al California State Univesrty System. La legge entrerà in vigore dal 2022. In Michigan, Ann Arbor, è la prima città degli Stati Uniti sopra i 100 mila abitanti a introdurre l’obbligo di offrire assorbenti nei bagni pubblici, a partire dal 1 gennaio 2022. L’idea è nata da una conversazione tra il Sindaco della città e una studentessa di scuola superiore, che aveva posto la questione delle donne senza tetto, impossibilitate ad acquistare i prodoti necessri per il ciclo mestruale.
New York già nel 2016 ha abolito la tassazione e ha reso disponibili gratuitamente gli assorbenti in tutte le scuole, nei centri per le persone senza dimora e negli istituti penitenziari.  Inoltre, in questi anni anche il Connecticut, la Florida, l’Illinois, Massauchettes, il Minnesota, il New Jersey, hanno abolito la tassa sugli assorbenti. Il Kenya nel 2004 ha abolito la tassazione sui prodotti mestruali. Ma le bambine e le donne non hanno i mezzi economici per acquistare gli assorbenti o la possibilità di usufruire dei servizi igienici. Una ragazza su dieci salta la scuola per le mestruazioni. Le percentuali aumentano nelle aree delle baraccopoli di Nairobi e nelle aree rurali. In alcune scuole governative vengono distribuiti assorbenti gratuiti, ma senza continuità. In alcune parti del mondo come in Pakistan, Malawi e Nepal, gli assorbenti sono inesistenti. Infatti in questi Paesi il ciclo rimane ancora un tabù.
In Nepal esiste l’antica tradizione del Chaupadi, molto radicata nelle aree rurali e povere del Paese.  Le donne durante i giorni delle mestruazioni vengono esiliate in capanne periferiche, in condizioni igieniche e psicologiche precarie.
Questa pratica, nonostante sia stata resa illegale nel 2005, in molte comunità è ancora praticata. Gli anziani e gli uomini più giovani fanno ricadere sulle donne le colpe dei raccolti andati male, degli animali che si ammalano e delle piogge torrenziali.
In India la tassazione è stata eliminata nel 2018, ma anche qui permangono credenze tradizionali di origine religiose. Le donne con le mestruazioni non sono autorizzate a cucinare o attigere l’acqua dal pozzo del villaggio.
Addirittura se un uomo tocca la donna, deve fare il bagno per evitare di diventare impuro.
Anche in India le donne vengono esiliate in capanne. Dilip Bargasare, presidente dell’ente di beneficenza locale Sparsh ha raccontato alla Bbc che più di 21 donne sono state uccise nelle “capanne mestruali”, perchè sono state assalite dagli animali di notte, altre si sono ammalate per le condizioni igienico-sanitarie e senza alcuna assistenza.
In Uganda alcune tribù non permettono alle donne con le mestruazioni di toccare le mucche o bere latte, per evitare di contaminare l’intera mandria. Non è nemmeno permesso di occuparsi della semina per il rischio di avere uno scarso raccolto.

 

 

Bibliografia

Elise Thièbaut “Questo è il mio sangue” 2016 

Avvenire “Ogni mese non è un lusso: ecco i Comuni italiani che aboliscono la tampon tax” 30 marzo 2021

Onde Rosa- petizione “Stop Tampon Tax, il ciclo non è un lusso”

WeWorld “#Fermalatampontax: la richiesta i WeWorld al Parlamento” 5 novembre 2020

Pagella Politica “Tampon tax: così il ministero dell’Economia aveva esagerato con i costi sul taglio” novembre 2021 

Eunews “Tampon tax in Italia e in Europa: dibattiti e progressi”

Elle.com”Molto più della tampon tax ovvero in che direzione dovrebbe andare il dibattito sulle mestruzioni” novembre 2021 

Mondointernazionale.com “Mestruazioni, assorbenti e Iva nel mondo” giugno 2021 

Immagine di copertina: Pixabay 

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