Le Ong sollecitano il Parlamento a revocare qualsiasi sostegno alla guardia costiera libica

Action Aid, Amnesty International, Human Rights Watch e Medici Senza Frontiere in audizione alle commissioni congiunte esteri e difesa di Camera e Senato hanno lanciato un appello al Parlamento italiano, affinchè l’Italia abbandoni le politiche di deterrenza e contenimento nei confronti dei migranti e rifugiati, a favore delle salvaguardia dei diritti umani.

Per le Ong  vi sono gravi profili di criticità nel Decreto Missioni, che per il quinto anno consecutivo rifinanzierà la guardia costiera libica e l’Amministrazione Generale per la Sicurezza Costiera.

Se il Parlamento approverà il rinnovo, l’Italia non solo continuerà a finanziare e sostenere l’attività di intercettazione in mare e lo sbarco nei porti libici di rifugiati e migranti, ma aumenterà i fondi per queste attività con 500 mila euro in più rispetto al 2020” osservano le organizzazioni. 

A gennaio 2021, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, dichiarò che l’Italia avrebbe dovuto sospendere con urgenza le attività di cooperazione con la guardia costiera libica fino a quando non fosse stata in grado di rispettare i diritti umani. Nel contempo, nonostante i ripetuti annunci del governo italiano, non vi è stata alcuna modifica del Memorandum al fine di rafforzare la tutela dei diritti umani.

Le violazioni dei diritti umani in Libia

La situazione dei diritti umani in Libia è ben documentata e nota a tutti. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni, in Libia ci sono circa 600 mila migranti, di cui 40 mila sono registrati come richiedenti asilo o rifugiati dall’Agenzia Onu per i Rifugiati.

I migranti sono esposti al rischio di detenzione arbitraria e a una serie di violazioni dei diritti umani, comprendenti torture, uccisioni, sparizioni, violenze sessuali, sfruttamento, e altri trattamenti degradanti.

Nei primi mesi 2021 il numero dei migranti, rifugiati e richiedenti asilo è aumentato costantemente, superando quota 5000 a fine maggio, rispetto all’inizio dell’anno. Questo aumento è correlato al picco di intercettazioni in mare da parte della guardia costiera libica. Per rispondere a questo aumento di migranti, il ministero dell’Interno ha aperto o riaperto altri luoghi di detenzione fatiscenti e inadeguati, dove la gente continua a subire maltrattamenti e violazioni dei diritti umani.

La spesa pubblica per fermare le migrazioni

Dal 2015 l’Italia ha stanziato per le politiche di esternalizzazione delle frontiere 1 miliardo e 337 milioni di euro. Il 59,2% di queste risorse sono state stanziate direttamente dal nostro Paese, mentre il 40,8% si è trattato di risorse europee.

Il capitolo di fetta più sostanzioso è relativo al controllo dei confini, che rappresenta il 49,83% della spesa totale, ovvero 666,314 milioni di euro. Queste risorse appaiono disorganiche, soggette a pressioni politiche, poco trasparenti e prive di una programmazione.

La Libia è stato il principale beneficiario di questa spesa: 210 milioni di euro sono stati stanziati, di cui 44% destinato ad attività focalizzate sul rafforzamento del controllo dei confini. Si tratta di ingenti risorse economiche, tecniche e umane impiegate per attività come: manutenzione, approvvigionamento, assistenza, formazione e coordinamento delle operazioni.

La Libia non è un porto sicuro

La Libia non è un porto un sicuro per lo sbarco delle persone soccorse in mare. Nonostante tutto l’Italia e l’Europa continuano a perseguire politiche di contenimento e deterrenza nei confronti dei rifugiati e migranti, a discapito dei diritti umani.

La cooperazione tra Italia e Libia continua nella totale assenza del meccanismo due diligence e monitoraggio a garanzia del rispetto dei diritti umani. In tal modo l’Italia è corresponsabile per le violazioni  e gli abusi commessi in Libia.

Non ci sono, infatti, attività volte a identificare eventuali rischi generati dalle azioni di contenimento, nè l’adozione di misure preventive e di mitigazione. Nel frattempo, prosegue lo sfaldamento dello stato di diritto in Libia.

Ma la dettagliata documentazione delle condizioni inumane in Libia e nei centri di detenzione, non ha in alcun modo modificato l’azione del Governo italiano con le autorità libiche.

Il governo italiano continua a strumentalizzare il ruolo la presenza dell’OIM e UHCR, sostenendo che tali agenzie siano in grado di offrire garanzie, pur sapendo che non rientra nella loro capacità la possibilità di fermare le detenzioni arbitrarie. Le stesse agenzie ONU hanno più volte ribadito che non possono sostituirsi ai governi.

Le richieste delle Ong

Le organizzazioni sollecitano il Parlamento e il Governo a revocare qualsiasi sostegno alla guardia costiera libica e alla Amministrazione Generale per la Sicurezza Costiera, condizionando le intese con la Libia, solo in base a delle  misure e garanzie sui diritti umani dei migranti e rifugiati.

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Immagine di copertina: SOS MEDITERRANEE ITALIA

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