Il 12 agosto 1944 avveniva l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, nelle colline sopra Lucca. Fu uno degli atti più efferati della Seconda Guerra Mondiale, perpetrato dai soldati nazisti della 16. SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS”, comandata dal generale (Gruppenführer) Max Simon, e da aliquote della 36ª brigata “Mussolini” travestiti con divise tedesche.
La mattina del 12 agosto i reparti delle SS circondarono l’intero paese. Gli uomini scapparono per non essere deportati e i bambini, le donne e gli anziani rimasero in casa, sicuri che non avrebbero subito violenza. Purtroppo in poco tempo vennero uccisi circa 560 civili, tra questi c’erano 100 bambini con meno di 10 anni. La vittima più piccola fu Anna Pardini di soli 20 giorni, trovata tra le braccia agonizzanti della sua mamma. La neonata morirà dopo un mese per le gravi ferite riportate.
I nazisti organizzarono in gruppi le persone e le trascinarono fuori dalle loro case, lanciando le bombe e dando fuoco alle case. Molti corpi furono bruciati e quindi resi irriconoscibili.
Enio Mancini, il curatore del museo di Stazzema, ricorda: «Io allora avevo sette anni, mi portarono via insieme con mia madre, le due nonne e il mio fratellino. Mio padre no, era scappato all’alba. Ci misero al muro, piazzando davanti a noi la mitragliatrice. Subito dopo, il comandante di quella compagnia, non so chi fosse lui e quale fosse la sua compagnia, ci disse «Raus, raus, schnell schnell”, via, via, svelti, svelti. Ci salvò la vita. Un gesto di umanità, in mezzo a tanta ferocia...».
La strage di Sant’Anna di Stazzema tutt’oggi desta sgomento e profonda desolazione civile e morale, poichè rappresenta una delle pagine più buie e brutali della storia contemporanea.
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