Il 12 febbraio si celebra la Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato. In questa stessa data nel 2002 è entrato in vigore il Protocollo opzionale della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, concernente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati.
I bambini soldato
Per “bambino soldato” si intende qualsiasi persona minore di 18 anni, reclutata o utilizzata da una forza armata o da un gruppo armato. I minori vengono violentati, manipolati e rapiti per combattere e essere utilizzati come spie, messaggeri, cuochi, e assistenti del capo.
Nel mondo un bambino su sei, più di 450 milioni di bambini, vive in una zona di conflitto e, tra questi, circa 200 milioni vivono nelle 13 aree di conflitto più letali al mondo. Si tratta di un cifra più alta degli ultimi dieci anni.
Secondo le stime di Save The Children sono 337 milioni i bambini che vivono nelle vicinanze di gruppi armati e forze governative che reclutano bambini. Un numero tre volte superiore rispetto a tre decenni fa (erano 99 milioni nel 1990), così come il numero di paesi in cui vengono reclutati minori e in cui vive più della metà dei bambini del mondo (quasi 1,3 miliardi) è balzato a 39, il numero più alto in 30 anni.
Le bambine e le ragazze non sono escluse anche se rappresentano solo il 15% dei casi di reclutamento. Sono spesso arruolate come spie, per posare mine e ordigni esplosivi improvvisati o per attacchi suicidi perché hanno meno probabilità di attirare l’attenzione.
Nel 2021oltre 6 mila minori, sono stati arruolati ed utilizzati nelle guerre. Lo afferma il Segretario generale delle Nu in un rapporto dedicato all’infanzia nelle zone di conflitto. I paesi interessati sono l’Afghanistan, Somalia, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Nigeria, Sudan, Siria, Myanmar, Siria, Sudan del Sud, Nigeria.
Secondo l’Onu, la Somalia è la più coinvolta con 1200 minori rapiti da Al Shabab, dall’esercito e dalla polizia. Nello Yemen quasi 2.000 minori tra 10 e 17 anni, reclutati, sono morti tra gennaio 2020 e maggio 2021.
Per Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto Ricerche Internazionali Archivio Disarmo di Roma, è urgente che i responsabili di questi crimini, ne rispondano al tribunale e che la comunità internazionale agisca con decisione verso quei paesi che lo permettono. Pertanto i paesi democratici devono mettere sostenere le azioni di recupero dei bambini soldato, ma anche attuare politiche di pace e porre fine alla vendita delle armi a quelli in guerra o retti da regimi liberticidi.