L’Italia è l’unico Paese europeo dove il salario medio è diminuito rispetto al 1990

Spesso leggiamo articoli e interviste dove molti imprenditori lamentano la difficoltà di trovare lavoratori. Molti attribuiscono la colpa al reddito di cittadinanza, ma i dati sul lavoro e sui salari in Italia dicono tutt’altro. Il problema dei salari bassi si è ulteriormente acuito con  l’inflazione, facendo perdere agli italiani potere d’acquisto.

I salari italiani sono fra gli ultimi in Europa e non solo sono fermi ma anzi, sono diminuiti negli ultimi 30 anni. Sono più bassi del 12% rispetto al 2008 in termini reali: è quanto emerge dal Global Wage Report 2022-2023.

La retribuzione media, a parità di potere d’acquisto tra tutti i Paesi del mondo, da noi è poco superiore alla soglia dei 35mila euro. La media Ocse è però superiore ai 46mila euro

La principale causa è la bassa produttivi, ovvero la capacità di un’azienda di produrre di più, combinando i vari fattori della produzione attraverso nuove idee e innovazioni tecnologiche, dei processi e dell’organizzazione.

In Italia si guadagna meno rispetto al 1990

Negli ultimi 30 anni, nei Paesi Ocse, i salari medi sono andati crescendo. L’unica eccezione è l’Italia che nel 2020 si è guadagnato meno rispetto al 1990.

In Italia, dal 1990 il salario medio annuale è diminuito del 2,9%. Tra il 2012 e il 2019 la variazione è stata minima, ma tra il 2019 e il 2020 c'è stata una diminuzione piuttosto importante, che ha riportato i salari italiani al di sotto dei livelli del 1990.

Oltre ai salari bassi e al costo della vita alto, c'è anche il costo del lavoro che rimane il più alto d'Europa. Tra il 2019 e il 2020, il cuneo fiscale arretra dal 47,9% al 46%, attestandosi di 11,4 punti sopra la media Ocse, che è del 34,6% (dal 35% del 2019). A ribasso, ma comunque fra i più alti d’Europa. L’Italia è a pari merito con la Francia, dietro solo a Belgio, Germania e Austria.

Cosa succede nel resto dell'Europa

Secondo i dati Ocse, in alcuni paesi europei tra il 2019 e il 2020, nonostante la pandemia, i salari medi sono lievemente aumentati. E' il caso dei Paesi Bassi (+2,4%), e di alcune nazioni dell'Europa centrale tra cui la Slovenia (+2,3%), ma anche dei paesi baltici (soprattutto la Lettonia, con un aumento pari al 7,1%). Mentre in stati come Francia, Spagna e Italia si è registrato un lieve calo, pari rispettivamente al 3,2% per la Francia, al 2,9% per la Spagna e al 5,9% per l'Italia.

Un aumento maggiore si è avuto nei paesi dell'ex blocco sovietico: in Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca il salario medio è raddoppiato. Ma le percentuali più alte si riscontrano nei paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), dove tra il 1995 e il 2020 i salari sono più che triplicati.

Mentre nei Paesi  dell'Europa meridionale come Spagna e Portogallo e in misura minore la Grecia hanno invece registrato degli aumenti decisamente più modesti (13,7% per il Portogallo e 6,2% per la Spagna).

APPROFONDISCI ANCHE: L'Italia non cresce da oltre 20 anni 

Fonti

Openopolis

Conflavoro Pmi

Condividi