HEAL, ISDE e ReCommon per la prima volta hanno analizzato gli effetti della dipendenza Ue dalla combustione di gas fossili sulla salute umana. Questa dipendenza nel 2019 è costata ben 8,7 miliardi di euro in spese sanitarie con un impatto maggiore su Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Spagna. Questi costi sono anche e soprattutto umani: 2.864 decessi prematuri, oltre 15.000 casi di problemi respiratori in adulti e bambini, oltre 4.100 ricoveri ospedalieri e più di 5 milioni di giorni di
produttività persi per malattia. Si tratta di conseguenze che potevano essere prevenuti.
La maggior parte dell’inquinamento atmosferico deriva da attività umane, in particolare dalla combustione di combustibili fossili. L’onere rappresentato dalla scarsa qualità dell’aria sulla salute pubblica nell’UE ha un peso inaccettabile, con circa 400 000 decessi prematuri e centinaia di miliardi di euro spesi in costi sanitari ogni anno.
L’inquinamento atmosferico nella regione europeo OMS causa circa il 33% dei nuovi casi di asma infantile, il 17% di tutti i casi di cancro ai polmoni, il 12% di tutte le cardiopatie ischemiche, l’11% di tutti gli ictus e il 3% di tutte le broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO).
Il conto alla rovescia di Lancet su clima e salute ci avverte: “a causa dell’invecchiamento della popolazione europea, dell’urbanizzazione e dell’elevata prevalenza di malattie croniche, le popolazioni europee sono globalmente le più vulnerabili al calore” e gli effetti dell’emergenza climatica sono diventati visibili a tutti nell’estate del 2021.
Il cambiamento climatico ha effetti diretti e indiretti. Gli effetti diretti includono quelli derivanti da eventi meteorologici estremi, in aumento in Europa, come le ondate di calore, la siccità, le forti piogge o le inondazioni. Gli effetti indiretti riguardano le allergie, un aumento delle malattie trasmesse da vettori e un aumento delle malattie infettive.
Le emissioni di gas fossile in Ue
Nel 2021, il gas fossile ha rappresentato il 18% della produzione di elettricità dell’UE, con alcuni Paesi che vi fanno maggiore affidamento per la generazione di elettricità e calore rispetto ad altri. Nell’UE-27, oltre 834 impianti bruciano gas fossile per la generazione di energia (e calore) (88 nel Regno Unito). Molti si trovano in aree densamente popolate.
I cinque paesi dell’UE-27 con il maggior numero di impianti a gas fossile per la produzione di energia elettrica o la cogenerazione di energia elettrica e termica sono: Germania (247), Italia (111), Francia (93), Spagna (68) e Paesi Bassi
I Paesi maggiormente responsabili delle emissioni di polveri dagli impianti a gas fossili nell’UE-27 sono Italia, Spagna, Francia, Paesi Bassi e Germania. Questi cinque Paesi dell’UE-27, assieme al Regno Unito, sono responsabili del 75% di tutte le emissioni di polveri derivanti dalla combustione di gas fossili in Europa.
Il Paese europeo con le maggiori emissioni di ossido di azoto (NOx) dalle centrali elettriche a gas fossili è il Regno Unito, con 22.453 tonnellate di NOx nel 2019. L’Italia, la Germania, la Spagna, i Paesi Bassi e la Francia sono i principali responsabili delle emissioni di NOx nell’UE-27. Insieme, questi cinque Paesi dell’UE-27 e il Regno Unito sono responsabili del 78% di tutte le emissioni di NOx dagli impianti a gas fossili in Europa.
I Paesi dell’UE-27 che emettono le maggiori quantità di anidride solforosa (SO2 ) da impianti a gas fossili sono Italia, Francia, Spagna, Irlanda e Germania. Insieme, questi cinque paesi più il Regno Unito sono responsabili del 75% di tutte le emissioni di SO2
derivanti dalla combustione di gas fossili in Europa.
Le Ong sono molto preoccupate per mosse della Commissione europea, che ha incluso nuove infrastrutture per l’espansione del mercato del gas fossile nel pacchetto REPowerEU, al fine di affrontare la crisi energetica in atto. Chiedono quindi con urgenza l’adozione di un calendario ambizioso per il completo abbandono di tutti i combustibili fossili, compresi i gas fossili, evitando di affidarsi a false soluzioni che rallenterebbero questo percorso e provocherebbero ulteriori danni.
“Il gas non è un combustibile di transizione, come sostiene l’industria fossile, ma un combustibile che fa ammalare e uccide. È inaccettabile che lo stato italiano sia il principale azionista dell’azienda che inquina di più con sue centrali a gas” ha dichiarato Antonio Tricarico di ReCommon.