Il lockdown è un modo per limitare il contagio da Covid-19, ma per per molte donne, costrette a condividere tempo e spazio con degli uomini violenti come mariti, fidanzati e conviventi, è un vero e proprio pericolo.
La violenza di genere e i femminicidi sono delle piaghe diffuse nel nostro paese e la convivenza forzata ha ulteriormente aggravato le condizioni di pericolo in cui molte donne sono costrette a vivere.
Dal 2 marzo al 5 aprile 2020, 2.867 donne hanno contattato i centri antiviolenza D.i.RE
Ben oltre 1200 donne in più si sono rivolte ai centri antiviolenza D.i.Re in poco più di un mese, rispetto alla media annuale dei contatti registrata nell’ultima rilevazione ”, nota Paola Sdao, che con Sigrid Pisanu cura la rilevazione statistica annuale della rete D.i.Re, “un dato che conferma quanto la convivenza forzata abbia ulteriormente esacerbato situazioni di violenza che le donne stavano vivendo”.
“Un dato che ci preoccupa sono le nuove richieste di aiuto, che rappresentano solo il 28% del totale, quando invece nel 2018 rappresentavano il 78% del totale delle donne accolte”, segnala ancora Sdao. “E di queste solo il 3,5 per cento sono transitate attraverso il numero pubblico antiviolenza 1522”.
“I nostri dati ci confermano che i centri antiviolenza sono un punto di riferimento per le donne a prescindere dal 1522, servizi essenziali mai citati nei vari DPCM che si sono susseguiti e che hanno proseguito la propria attività nonostante le difficoltà”, commenta Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.
“Oggi, ancora in piena emergenza, siamo nella stessa situazione di 53 giorni fa, quando si è registrato il primo decesso per Covid. Nonostante avessimo chiesto risorse straordinarie e le necessarie protezioni per gestire l’accoglienza, i centri antiviolenza e le case rifugio hanno dovuto nella maggior parte dei casi provvedere in autonomia a mettersi in sicurezza e a reperire alloggi di emergenza”, fa notare la Presidente di D.i.Re.
“I fondi del 2019 sbloccati dal Dipartimento Pari Opportunità il 2 aprile devono ora transitare per le Regioni: ad aggi nessuna Regione risulta essersi attivata”, denuncia Veltri. “Inoltre non si tratta di risorse aggiuntive, ma di risorse destinate a fondamentali attività aggiuntive, quali la formazione e l’inserimento lavorativo delle donne, che ora verranno meno”.
“E i 3 milioni annunciati con il Cura Italia sono irrisori, rispetto ai bisogni dei centri. Non siamo ancora fuori dall’emergenza”, conclude Veltri, “e ora che si sta avvicinando il momento della riapertura del paese nessun intervento è stato previsto per affrontare la situazione mentre le richieste di supporto potrebbero aumentare ancora, come è già successo in Cina. Il governo deve assolutamente cambiare strategia”.
Ministero delle Pari Opportunità: ad Aprile c’è un picco di telefonate al 1522
I dati dei centri antiviolenza sono ulteriormente confermati dal ministero delle Pari Opportunità. I mesi di marzo e aprile rilevano una crescita importante delle telefonate e dei contatti per chiedere aiuto e segnalare episodi di violenza domestica.
Il report del ministero evidenza che a gennaio e febbraio si registrava un decremento nell’utilizzo del numero di pubblica utilità rispetto al 2019, durante il lockdown le richieste di aiuto e le segnalazioni sono aumentate.
Nel mese di marzo sono stati infatti 716 i contatti (erano stati 670 nel marzo 2019), mentre dal 1 al 18 aprile 2020 sono saliti a 1037 (397 nello stesso periodo del 2019). Da rilevare, inoltre, la crescita nell’utilizzo della app “1522”: se le segnalazioni via chat a gennaio 2020 sono state solo 37 e a febbraio 50, confermando così una sostanziale preferenza per il mezzo telefonico, con la campagna di comunicazione mirata alla diffusione della conoscenza dell’app le segnalazioni via chat sono salite a 143 a marzo e a 253 nei primi 18 giorni di aprile.
“Questi numeri sono un segno – spiega la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti – che ci dice l’emersione di un fenomeno purtroppo nascosto, difficile da contrastare proprio nella misura in cui più viene taciuto mentre si consuma nelle mura domestiche. Una delle nostre preoccupazioni ha sempre riguardato, dall’inizio dell’epidemia, le conseguenze che lo stare a casa avrebbe comportato per le categorie più fragili. Il 1522 – contattabile sia chiamando sia tramite app, attivo 24 ore su 24, disponibile in italiano e in altre 4 lingue (inglese, francese, spagnolo e arabo) – è uno strumento fondamentale in questa lotta. Soprattutto l’app è utile in condizioni in cui anche fare una telefonata espone una donna a ulteriori rischi per la propria incolumità. Per questo abbiamo sostenuto e rafforzato la campagna di comunicazione, riportando in Rai lo spot #LiberaPuoi e realizzando una nuova campagna di sensibilizzazione, attualmente in programmazione, con diversi artisti attenti a questo tema. L’opera di informazione che i media stanno svolgendo in queste ore è cruciale per diffondere il messaggio alle donne che ne hanno bisogno per salvare se stesse e i propri figli. Vorrei inoltre ricordare l’app Youpol della Polizia di Stato, per la segnalazione di violenza domestiche, anche in anonimato, alle questure. Così come il sostegno della rete delle farmacie che, con l’accordo recentemente raggiunto con il Dipartimento per le Pari Opportunità, si aggiungono come un presidio informativo fondamentale per l’accesso al 1522”.
Numeri utili per chiedere aiuto
1522 : numero gratuito anti violenza e stalking . E’ possibile anche chattare a questo link https://www.1522.eu/#
Youpol :l’app per segnalare violenza domestica alla polizia e scaricabile gratuitamente
Sul sito D.i.RE c’è una lista dei centri antiviolenza su tutto il territorio italiano, li trovate a questo link
Altri numeri utili
Polizia :113
Carabinieri :112
Immagine di copertina via altarimini.it