Luiz Inácio Lula da Silva é stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. Il Tribunale superiore elettorale ha ufficializzato la vittoria: Lula ha ottenuto il 50,83% dei voti (59.596.247), contro il 49,17% di Bolsonaro (57.675.427).
A razão da minha vitória foi a dedicação de cada um de vocês. Que acreditaram na liberdade e na possibilidade de recuperarmos o país para o povo brasileiro.
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— Lula 13 (@LulaOficial) October 31, 2022
Il presidente eletto ha promesso che riporterà il Brasile sulla scena internazionale, promuovendo partenariati e un commercio globale “più equo”.
“Dal primo gennaio governerò per tutti i brasiliani e non solo per quelli che mi hanno votato. È tempo di riunire la famiglia.
A nessuno interessa vivere in un Paese perennemente in guerra. È tempo di deporre le armi. Hanno cercato di seppellirmi vivo” ma “ho avuto un processo di resurrezione nella politica brasiliana.
Sono qui per governare il Paese in un momento molto difficile, ma riusciremo a trovare le risposte” ha dichiarato Lula al momento della vittoria elettorale.
Chi è Luiz Inácio Lula da Silva
Lula nacque da una famiglia povera e analfabeta a Caetés. La sua vita lavorativa cominciò a 12 anni, come lustrascarpe e venditore di strada. A 14 anni trovò il suo primo lavoro regolare in una fabbrica di lavorazione del rame. Quindi proseguì gli studi, e ricevette un diploma equivalente al conseguimento della scuola superiore.
Intorno ai 19 anni iniziò a interessarsi di sindacato, ricoprendo diversi importanti ruoli.
Nel 1978 fu eletto presidente del sindacato dei lavoratori dell’acciaio (Sindicato dos Metalurgicos do ABC) di São Bernardo do Campo e Diadema. Nonostante la dittatura, Lula organizzò una serie di scioperi, per i quali fu incarcerato per un mese.
Carriera politica
Nel 1980, insieme a un gruppo di professori universitari, dirigenti sindacali e intellettuali, fondò il Partido dos trabalhadores (PT), di orientamento progressista, e nell’83 promosse la nascita dell’associazione sindacale Central única dos trabalhadores (CUT).
Lula si candidò a una carica pubblica per la prima volta nel 1982, come governatore dello Stato di San Paolo. Perse, ma aiutò il suo partito a ottenere un numero sufficiente di voti, tali da sopravvivere.
Nel 1986, Lula conquistò un seggio al Congresso brasiliano. Il Partido dos Trabalhadores partecipò alla redazione della Costituzione post-dittatoriale, dove riuscirono a ottenere forti garanzie costituzionali ai diritti dei lavoratori, ma non ottennero una redistribuzione delle aree agrarie. La nuova Costituzione fu promulgata nel 1988.
Nel 1989 Lula si candidò alla presidenza con il Partito dei Lavoratori, ma perse. Dopo altri due tentativi falliti nel 1994 e 1998, alle elezioni del 2002 riuscì ad vincere al ballottaggio con il 61% dei voti, contro il candidato di centro José Serra del Partito della Social Democrazia Brasiliana (PSDB).
Nel 2006 Lula fu riconfermato presidente, con oltre il 60 per cento dei voti al ballottaggio.
Gli otto anni di presidenza Lula, complice un contesto economico favorevole, furono segnati da periodi di crescita che gli permisero di allargare il suo bacino elettorale, conquistando anche l’appoggio della classe imprenditoriale. Lula fu molto criticato, perchè accusato di aver cambiato le idee originali, scegliendo di essere più moderato.
Il programma “Fome Zero”
Sin dall’inizio il suo programma principale era quello di sradicare la fame, definita da Lula come la «peggiore arma di distruzione di massa. Il programma prevedeva aiuti finanziari diretti alle famiglie più povere (con la tessera denominata Bolsa Família) a strategie diverse quali la costruzione di cisterne di acqua nelle zone semi-aride del Brasile, l’apertura di ristoranti a basso costo, l’educazione della popolazione a sane abitudini alimentari, la distribuzione di vitamine ed integratori del ferro, il sostegno alle fattorie a conduzione familiare e l’accesso al microcredito.
“Bolsa Família”
Nel 2022 Lula promosse la Bolsa Familia, un programma di welfare messo in atto sempre dal governo brasiliano. In particolare forniva aiuti finanziari alle famiglie brasiliane in stato di povertà, che dovranno garantire la scolarizzazione dei figli e provvedere alla loro vaccinazione. L’obiettivo di tale programma fu da un lato ridurre nel breve termine gli effetti della povertà mediante erogazione di sussidi pubblici e dall’altro ridurre la povertà nel lungo termine valorizzando il capitale umano mediante un trasferimento condizionato di denaro.
Il programma Bolsa Família fu elogiato a livello internazionale per i suoi risultati, nonostante le critiche interne che lo accusano di essersi trasformato in un’arma elettorale.
La politica estera degli otto anni di presidenza
In quegli anni di presidenza Lula, il Brasile ebbe un risalto in internazionale: cercò di mantenere rapporti con l’allora presidente Usa George Bush e con il leader venezuelano Hugo Chavez. In quegli anni si parlò di Lula anche in Italia perchè si rifiutò di estradare Cesare Battisti, ex terrorista del gruppo di estrema sinistra Proletari armati per il comunismo. Solo nel 2021 Lula si scusò con il popolo italiano.
La condanna
Nel 2016 Lula venne coinvolto in una serie di inchieste per corruzione. Fu accusato di aver ricevuto un appartamento come tangente in questioni legate al grande scandalo che negli ultimi anni ha coinvolto Petrobras. Fu condannato a 12 anni in appello. Andò in carcere per un anno, dove perse i suoi diritti, compreso quello di ricandidarsi come presidente.
La sua condanna fu annullata nel 2021 dalla Corte suprema brasiliana. Il tribunale stabilì che il giudice che lo aveva condannato non era stato imparziale. Pertanto Lula venne scarcerato e riacquistò i suoi diritti politici, compresa anche a possibilità di ricandidarsi alle elezioni presidenziali.
Immagine di copertina. Elections 2022