Venerdì 24 giugno, decine di persone provenienti dai paesi subsahariani hanno perso la vita mentre provavano ad entrare a Melilla, l’exclave spagnola nel Marocco orientale. Le autorità locali hanno confermato che sono 23 le persone morte, mentre AMDH stima che siano 27, ma non ha escluso che il bilancio delle vittime possa aumentare. Caminando Fronteras, un’organizzazione spagnola, calcola invece che siano 37 le persone decedute nella strage.
La ricostruzione dei fatti
Secondo i media che hanno ricostruito i fatti, alle 6:40 di venerdì 24 giugno, tra 1.300 e 2.000 uomini , la maggior parte dei quali sudanesi e sud-sudanesi, hanno tentato di scalare le recinzioni a catena che separano il territorio marocchino e spagnolo. Le autorità marocchine, così come alcuni osservatori indipendenti , hanno affermato che alcuni degli uomini erano armati e violenti e che le persone sono morte in una fuga precipitosa o dopo essere cadute mentre si arrampicavano sulla recinzione.
Ma i video testimoniano abusi, maltrattamenti e morte. Le riprese di AMDH in Marocco e poi analizzate dal New York Times mostrano un agente di sicurezza marocchino che picchia degli uomini feriti proni a terra e un altro agente che lancia un corpo inerte su un mucchio di persone.
La police judiciaire s’est mobilisée toute la nuit pour établir les PV des migrants arrêtés hier. Des dizaines sont en garde à vue au commissariat de Nador et vont être déférés devant le procureur demain ou lundi. Besoin de plus d’avocats pour les défendre. pic.twitter.com/WTuohExu5f
— AMDH Nador (@NadorAmdh) June 25, 2022
De cette manière violente et inhumaine les migrants ont été traités hier à la barrière de Barrio Chino à Nador. Abandonnés sans secours sur place pendant des heures, ce qui a augmenté le nombre de décès. pic.twitter.com/YdKQiPGtzK
— AMDH Nador (@NadorAmdh) June 25, 2022
AMDH Nador a pu avoir les images des premiers cadavres de migrants qui jonchent la barrière de Melilla au niveau de Barrio Chino. Une vrai catastrophe qui montre les premières Conséquences des dernières ententes marocco-espagnoles. pic.twitter.com/6jIXMqY5qT
— AMDH Nador (@NadorAmdh) June 25, 2022
I migranti sepolti in fosse comuni
L’organizzazione che si occupa di diritti umani in Marocco, AMDH Nador, ha pubblicato su Twitter alcuni scatti che testimoniano la preparazione tra le 16 e 21 tombe scavate nel cimitero di Sidi Salem, alla periferia di Nador, la città marocchina oltre confine da Melilla.
Dall’esame delle fotografie, Human Rights Watch ha potuto identificare almeno 10 tombe individuali appena scavate.
Il rinnovato accordo tra Spagna e Marocco
Il primo ministro Pedro Sanchez ha accusato le mafie, ma secondo Human Rights Watch e le altre organizzazioni internazionali, gli orribili eventi del 24 giugno sono le conseguenze dell’esternalizzazione del controllo delle frontiere (vedi anche Memorandum Italia-Libia). Ad aprile Spagna e Marocco hanno rinnovato i loro impegni di cooperazione migratoria dopo un periodo di tensione diplomatica tra i due paesi. L’accordo rafforza un modello abusivo che chiude gli occhi sugli abusi contri migranti e rifugiati.
L’Onu vuole un’indagine indipendente
Il Comitato dell’Onu per la Protezione dei Lavoratori Migranti ha chiesto a Spagna e Marocco un’indagine esaustiva sulla strage di Melilla. Per l’organismo delle Nazioni Unite vi è l’urgenza di stabilire come sono decedute le vittime. Inoltre, ha chiesto all’Ue di assicurare ai migranti condizioni sicure e ordinate per poter accedere al continente», «garantendo i diritti delle persone a cercare e ottenere asilo» e «rispettando i diritti umani, il diritto alla vita e alla dignità».
Anche gli alleati politici del governo di Sanchez e l’opposizione chiedono l’apertura di un’inchiesta indipendente sulla strage di Melilla. Ma mentre l’esecutivo spagnolo cerca di evitare l’inchiesta, le autorità marocchine provvedono a far scomparire le prove dell’orrore.
Immagine di copertina: AMDH Nador account Twitter