Milano e Roma, protesta di Extinction Rebellion alle sedi Rai: “Basta pubblicità alle aziende fossili”

La scorsa notte Extintion Rebellion ha svolto un blitz presso la sede Rai di Milano, lasciando alcune scritte come “No Eni. NO Greenwashing” e attaccando dei manifesti all’ingresso della Rai. Gli attivisti chiedono alla Rai  di rinunciare alle sponsorizzazioni di qualunque azienda che con le sue attività contribuisce all’emergenza ecoclimatica, e di rendere pubblica la lista dei suoi inserzionisti.

 

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Gli attivisti spiegano che “anche se non esiste una lista pubblica delle aziende che pagano la RAI per farsi pubblicità, abbiamo notato tutti la presenza ingombrante di ENI durante l’ultimo festival di Sanremo e i suoi spot pubblicitari sulle reti della tv di stato.”  Inoltre gli attivisti evidenziano la difficoltà della tv a  raccontare l’emergenza climatica e delle cause che sono all’origine, tra cui  anche l’estrazione e l’uso di combustibili fossili (carbone, gas, petrolio) per produrre energia elettrica. Il riferimento è soprattutto a Eni che secondo le stime di Greenpeace è la prima azienda italiana per emissioni inquinanti.

Extinction Rebellion sostiene che finché sarà garantita la presenza di aziende fossili all’interno di testate giornalistiche e d’informazione, la narrazione della crisi eco-climatica potrebbe essere deviata o addirittura censurata. “La RAI ha una grande responsabilità nel portare questo cambiamento nel panorama giornalistico italiano. Abbiamo visto che è possibile rinunciare ai finanziamenti fossili, come hanno fatto il Guardian ed il National Theatre di Londra.” scrivono gli attivisti.

Alla protesta di Milano, si è aggiunta anche Roma con le stesse richieste alla rai.

L’influenza delle industrie fossili sui media 

Il nuovo rapporto che Greenpeace Italia ha commissionato all’Osservatorio di Pavia conferma l’influenza dell’industria dei combustibili fossili sul mondo dell’informazione. I risultati mostrano che nell’ultima parte dell’anno 2022 il numero di articoli pubblicati dai principali quotidiani italiani in cui si parla esplicitamente di crisi climatica è diminuito rispetto al quadrimestre precedente, attestandosi a una media di appena 2,5 articoli al giorno. Il picco si è registrato nel mese di novembre, in occasione del summit sul clima di Sharm el Sheik (COP27) e della tragica alluvione che si è abbattuta sull’isola di Ischia.

Aumenta  invece lo spazio offerto dai giornali alle pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche, tra i maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta: la media è di oltre 6 pubblicità a settimana, cioè quasi una al giorno e circa il doppio rispetto al quadrimestre precedente.

Per quanto riguarda  la televisione, si osserva un lieve incremento della copertura da parte dei telegiornali di prima serata, che tuttavia hanno parlato di crisi climatica in meno del 3% delle notizie trasmesse. Il TG1 e il TG3 sono i telegiornali che hanno dedicato più spazio al problema, mentre fanalino di coda si conferma il TG La7 di Enrico Mentana, con appena l’1,4% dei servizi trasmessi.

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