Nicolò Govoni, l’attivista per i diritti umani, imputato in un processo penale a Samos

“Sarò l’imputato di un processo penale a Samos. L’udienza si terrà il 27 maggio. L’accusa? Completamente falsa. Ma alla fine il loro gioco malato sta dando i suoi frutti. Dopo anni di denunce contro i loro abusi tentano ancora di mettermi a tacere, di farmela pagare, magari di mettermi in carcere. Tutto per salvarsi la pelle. Tutto per coprire le tracce. E stavolta ci stanno riuscendo. Ma io non mi arrendo. Non possiamo dargliela vinta. Questo processo è illecito, e i loro fini abominevoli.”
Così inizia il lungo post di denuncia di Nicolò Govoni, scrittore, attivista per i diritti umani e fondatore dell’organizzazione  Still We Rise, la ONG che si impegna per assicurare istruzione, protezione e dignità agli ultimi degli ultimi e che denunciò nel 2019 le condizioni drammatiche dell’hotspot di Samos.

Chi è Nicolò Govoni

Nicolò Govoni è un  giornalista, scrittore e attivista  per i diritti umani originario di Cremona. All’età di vent’anni inizia la sua missione di volontario e parte alla volta di un piccolo villaggio dell’India e dell’orfanotrofio Dayavu Boy’s Home, dove ci resta quattro anni.

Nel 2017 pubblica un e-book “Bianco come Dio” per garantire una continuità finanziaria  al fondo per l’educazione da lui istituito per i bambini dell’orfanotrofio. Nello stesso anno lascia l’India e giunge  nel campo profughi sull’isola di Samos, in Grecia.

Nel 2018 insieme ad altre due volontarie, Sarah Ruzek e Giulia Cicoli, fonda la ONLUS Still I Rise e apre Mazì, la prima scuola per bambini e adolescenti profughi dell’isola. L’ebook “Bianco come Dio” diventa un libro pubblicato la Rizzoli e il ricavato è devoluto alla costruzione di una biblioteca per l’orfanotrofio di Dayavu Boy’s Home, avviata nel marzo 2019.

A giugno 2019 pubblica il libro “Se fosse tuo figlio”, dove denuncia i soprusi perpetrati dalle autorità greche sui profughi dell’hotspot di Samos. Il libro ha rapidamente scalato le classifiche dei più letti di Amazon Italia e La Repubblica.

Nel 2019 Nicolò si trasferisce in Turchia con una parte del team si Still I Rise per costruire una scuola, ma l’associazione rimane anche a  Samos. La co-fonder Giulia Cicoli porta i casi di alcuni minori non accompagnati davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), il quale dispone il trasferimento dei 7 minori in un luogo sicuro. In quell’occasione la Cedu riconosce nell’hot spot di Samos una violazione dell’articolo  art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che sancisce il divieto dell’artt 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che sancisce il divieto di tortura e di trattamenti degradanti.

Pochi mesi dopo, Nicolò viene  proposto per la candidatura al Premio Nobel per la Pace 2020 da Sara Conti, membro del Consiglio Grande e Generale della Repubblica di San Marino, per il suo impegno a favore dell’educazione e della protezione dei bambini rifugiati.

La denuncia di Still I Rise

Nel giugno 2019, Still I Rise depone in procura a Samos e poi a Roma, una denuncia penale  contro la gestione del Centro di accoglienza e identificazione dell’isola, per condannare le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti dei minori non accompagnati presenti nel campo. I destinatari della denuncia sono Maria-Dimitra Nioutsikou, direttrice del Centro di accoglienza e identificazione di Samos; Andreas Gougoulis, Segretario Generale per la Ricezione e l’identificazione, presso il Ministero dell’Immigrazione greco, e ogni altra persona responsabile.

La denuncia si basa su video, foto e testimonianze che descrivono  una situazione drammatica di abusi psicologici, fisici ed emotivi sui bambini non accompagnati. I minori  vivono in tende da campeggio nel freddo dell’inverno e mancano i più basilari standard igienici, di abbigliamento, di assistenza sanitaria e di istruzione formale.
Nel livello 2 dell’hotspot che dovrebbe garantire la massima sicurezza, ci vivono 20 bambini. I container essendo privi dei servizi igienici, sono fonte di infezione, con insetti e roditori che mordono i bambini, specialmente di notte. Di conseguenza i bambini preferiscono vivere nei boschi. 

A distanza di due anni dalla denuncia non è successo ancora nulla. Le autorità si sono  solo limitati a spostare la manager dell’hotspost Maria -Dimitra Nioutsikou in un altro campo. Il resto è chiuso in un cassetto.

L’accusa falsa della polizia di Samos

Per la polizia di Samos, Nicolò è colpevole per aver utilizzato dei fuochi di artificio senza i permessi. Ma l’attivista spiega in un post su facebook, di essersi recato personalmente da vigili del fuoco e poi dagli agenti per avere l’ autorizzazione.

Non è la prima volta che le autorità tentano di incastrare Nicolò. Dopo la denuncia della sua ONG, la manager dell’hotspot ha presentato una controdenuncia per l’accusa di diffamazione. Nicolò essendo in Italia, i due giorni previsti dalla legge sono decorsi e di conseguenza non h avuto il processo.

Adesso però rischia tre mesi di carcere con la condizionale, per un’accusa falsa,  ma che  ha come unico obiettivo di metterlo a tacere, perchè le persone come Nicolò che si dedicano al prossimo incondizionatamente danno molto fastidio alla gente corrotta.

Per sostenere Nicolò è stata attivata una petizione che trovate qui. L’obiettivo è raggiungere un numero cospicuo di firme per chiedere l’aiuto del Presidente della Repubblica e del Ministro degli esteri.

Aggiornamento- 27 maggio

Nicolò attraverso il suo account Facebook ha fatto sapere che il processo è stato rimandato indefinitivamente.

Non so se festeggiare o disperarmi. Potrebbero volerci mesi o anche anni adesso – questa è la realtà amministrativa di un paese disfunzionale come la Grecia, dove gli attivisti finiscono in tribunale mentre i ladri e i criminali di Stato godono di una protezione quasi incondizionata. Senza dubbio significherà vivere con la spada di un’accusa fasulla che pende sul mio capo a oltranza. Ma di una cosa sono certo: questo non ci fermerà. Loro non ci fermeranno. Nulla potrà mai farci stare zitti. Anzi, da oggi combatteremo la corruzione con tenacia ancor più incrollabile.” ha dichiarato l’attivista.

Immagine di copertina: profilo Instagram Nicolò Govoni

 

 

 

 

 

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