In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, D.i.Re lancia una campagna di sensibilizzazione e informazione sulla povertà delle donne. La campagna ha anche lo scopo di evidenziare il forte legame tra stereotipi, povertà femminile e violenza economica, una delle forme di violenza maschile contro le donne che ingabbia le donne dentro le relazioni violente, precludendo percorsi di emancipazione.
In Italia sono 2 milioni 277mila le donne che vivono in povertà e hanno un lavoro insufficiente per evitarla: le donne ancora guadagnano meno degli uomini, sono più esposte a povertà e esclusione sociale, sono spesso indicate come le uniche responsabili della cura dei figli e della famiglia. Questo può limitare le opportunità di lavoro per le donne e portarle a lavori a basso salario o part-time, che possono rendere difficile per loro sostenere se stesse e la propria famiglia.
In Italia 3 donne su 10 non sono titolari di conto corrente bancario e 4 donne su 10 dipendono economicamente dal marito. Questo porta alla violenza economica: una forma di violenza domestica in cui un partner utilizza il controllo finanziario come mezzo per mantenere il potere e il controllo sulla sua partner, rendendo molto difficile l’individuazione di una via di uscita dalla relazione maltrattante.
Dal sesto rapporto del Censis è emerso che la percentuale dei contratti non standard (contratti precari) raggiunge il 46,3% tra le femmine, rispetto al 34,2% dei maschi. Il part-time involontario, con meno ore lavorate e quindi retribuzioni più basse, coinvolge il 10,3% dei lavoratori italiani: il 16,7% delle donne (rispetto al 5,7% degli uomini) e il 13,9% dei 15-34enni. Tra gli occupati giovani, la percentuale del part-time involontario raggiunge il 20,9% tra le femmine e si ferma al 9,0% tra i maschi. La precarietà è giovane e ancor più donna, e alimenta una parte significativa della mobilità nel mercato del lavoro.
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