ONU: in 25 anni si sono verificati 266.000 casi di violazioni contro i bambini in situazioni di guerra

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Ventisei anni fa, Graça Machel, divulgò un importante rapporto “L’impatto della guerra sui bambini“, dove esortava la comunità internazionale a intraprendere azioni concrete per proteggere i bambini dal flagello della guerra.

Da allora la comunità internazionale in collaborazione con le organizzazioni non governative si è attivata per istituire meccanismi di monitoraggio e di segnalazione. In questi anni, le Nazioni Unite hanno verificato 266.000 casi di gravi violazioni contro i bambini in più di 30 situazioni di conflitto in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina. Tra questi, più di 104.100 bambini uccisi e mutilati, 93.000 bambini reclutati e utilizzati in ruoli di combattimento e di supporto, 25.700 bambini rapiti e altri 14.200 bambini vittime di violenza sessuale. Questi dati rappresentano solo una parte delle violazioni che si ritengono siano accadute, dato che l’accesso e la sicurezza limitati, fra l’altro, e la vergogna, il dolore e la paura di cui risentono spesso i bambini e le famiglie sopravvissuti complicano la denuncia, la documentazione e la verifica di gravi violazioni contro i bambini in situazioni di conflitto armato.

Un passo indietro: il rapporto di Graça Machel

Graça Machel è un avvocato di diritto internazionale e attivista per i diritti delle donne e dei bambini.

In Monzambico, durante il governo di suo marito, Sambora Machel, ha assunto l’incarico  di Ministro dell’Istruzione e della Cultura, riuscendo ad abbattere del 72%  il tasso di analfabetismo.

Dato il suo attivismo, nel 1996 ha redatto il primo rapporto sull’impatto dei conflitti armati sui bambini, esortando l’Unicef a trovare una sistemazione per i bambini esiliati o senza casa e i fondi per la loro rieducazione. Il suo rapporto per la prima volta ha dimostrato alla comunità internazionale la necessità di adottare misure efficaci per la protezione dei bambini vittime dei conflitti armati.

Il rapporto Unicef

Il rapporto – “25 anni di bambini e conflitti armati: intraprendere azioni per proteggere i bambini in guerra” – rileva che tra il 2005 e il 2020 sono stati verificati oltre 104.100 casi di bambini uccisi o mutilati in situazioni di conflitto armato, oltre 93.000 bambini sono stati reclutati e utilizzati da parti in conflitto; almeno 25.700 bambini sono stati rapiti da parti in conflitto; le parti in conflitto hanno stuprato, costretto al matrimonio, sfruttato sessualmente e perpetrato altre gravi forme di violenza sessuale su almeno 14.200 bambini. Le Nazioni Unite hanno verificato oltre 13.900 episodi di attacchi contro scuole e ospedali e non meno di 14.900 episodi di diniego di accesso umanitario per i bambini dal 2005.

Tra il 2016 e il 2020, la media globale giornaliera di gravi violazioni verificate ha raggiunto il dato allarmante di 71. Il numero elevato di violazioni osservate negli ultimi anni dimostra il drammatico impatto che i conflitti armati – e le sempre più complesse e protratte crisi di protezione – hanno sui bambini.

Le gravi violazioni sui bambini sono state commesse da tutte le parti in conflitto, sia da attori statali sia non statali. Tra il 2016 e il 2020, gli attori statali – comprese le forze e le coalizioni nazionali e internazionali – sono stati responsabili di almeno il 26% di tutte le violazioni, mentre gli attori non statali di circa 58% di tutte le violazioni verificate, sottolineando l’importanza di coinvolgere tutte le parti in conflitto, compresi gli attori non statali, a porre fine e prevenire le violazioni contro i bambini.

È importante notare che l’aumento delle violazioni accertate nel tempo sottolinea anche la crescente forza del meccanismo di monitoraggio e segnalazione nel corso degli anni.

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Immagine di copertina: vita.it

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