Onu, l’accordo per il Trattato globale sugli oceani

Dopo dieci anni di negoziato, sabato sera i paesi membri delle Nazioni Unite hanno raggiunto un accordo sul Trattato globale per la protezione degli oceani.
L’obiettivo del Trattato Globale sugli Oceani è rendere il 30 percento degli oceani aree protette entro il 2030. L’accordo quindi mira a risanare le specie marine oggi a rischio, mettendo dei limiti alle attività di pesca, estrattive e alle rotte marine.

Il testo, frutto di un lungo serrato accordo, presenta comunque dei punti critici e adesso sta ai governi di ratificare al più presto il trattato e quindi metterlo in pratica in modo rapido, efficace ed equo.

L’ultimo accordo internazionale sulla protezione degli oceani è stato firmato 40 anni fa nel 1982: la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
Tale accordo ha istituito un’area in cui tutti i paesi hanno il diritto di pescare e fare ricerca – ma solo l’1,2% di queste acque è protetto.

Oggi, secondo l’ultima valutazione dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, quasi il 10% è a rischio di estinzione.

«Questo è un momento storico per la protezione della natura e degli oceani. Ed è anche un segnale che in un mondo sempre più diviso, la protezione della natura e delle persone può trionfare sui calcoli della geopolitica», dichiara Laura Meller di Greenpeace. «Ci congratuliamo con tutti i Paesi per aver raggiunto un compromesso mettendo da parte le diverse posizioni e producendo un trattato che ci permetterà di proteggere il mare, aumentare la nostra resistenza ai cambiamenti climatici e proteggere la vita e il benessere di miliardi di persone».

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