La crisi economica, determinata dall’emergenza Covid-19, ha creato una forte necessità di liquidità da parte delle famiglie e delle imprese.
Dove non riesce ad arrivare lo Stato, arriva la criminalità con fenomeni illegali come l’usura. Le categorie più a rischio sono commercianti, imprenditori e liberi professionisti, fortemente penalizzati dalla crisi economica e dalle misure restrittive anti-covid.
La Relazione Annuale 2020 del Viminale
L’allarme è stato lanciato a fine settembre dall’allora Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, il Prefetto Anna Paola Porzio, in occasione della presentazione della Relazione Annuale 2020 del Viminale.
Secondo la relazione, dal mese di marzo, c’è un fenomeno in espansione che si chiama “welfare mafioso di prossimità”, ovvero quel sostegno attivo alle famiglie degli esercenti di attività commerciali e imprenditoriali in difficoltà o in crisi di liquidità.
L’erogazione economica poco chiara e “obliqua” rischia di drogare importanti circuiti economico-finanziari, di provocare effetti perversi sui cicli produttivi ed incidere negativamente sui sani processi di sviluppo economico e sui livelli di coesione sociale, impoverendo i commercianti e gli imprenditori onesti.
Il rapporto rileva che alla data del 30 settembre il Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura è stato convocato 33 volte (cadenza settimanale). Sono state esaminate, alla data del 24 settembre, 1584 posizioni e deliberata la concessione di euro 18,679,952,00 tra elargizioni e mutui.
Nonostante in questi anni ci siano stati molti commercianti che hanno denunciato, permangono molte aree del Paese dove questi fenomeni, ben più radicati e presenti, non sono riconosciuti come tali dalla popolazione. Infatti ci sono troppi settori della società che non denunciano e sono soggetti a comportamenti di sopraffazione, di corruzione e intimidazione.
Confcommercio: sono 40 mila le imprese a rischio usura
Secondo Confcommercio, 40 mila aziende italiane del comparto turistico-ricettivo, soprattutto al Sud, sono a rischio usura. Le cause sono date dalla mancanza di liquidità e dalla difficoltà di accedere ad credito.
Dunque non sorprende che negli ultimi sei mesi sia aumentato il numero di imprenditori che ha chiesto un prestito a soggetti fuori dai canali ufficiali (14% contro 10%).
In questa situazione, il 30% degli imprenditori, pur riconoscendo di avere un sostegno dall’azione delle forze dell’ordine e dalle associazioni imprenditoriali dichiara di sentirsi comunque solo di fronte al pericolo di infiltrazioni della criminalità.
Per Confcommercio servono aiuti per le aziende più colpite dagli effetti del Covid. Dunque, ampie moratorie fiscali e dei prestiti bancari e più indennizzi a fondo perduto per ridare ossigeno alle imprese”.