Indipendentemente da come la si pensi, anche alla luce dei gravi problemi e di una classe politica incapace di rispondere alle esigenze dei cittadini, il diritto di voto è il primo requisito di ogni democrazia e pertanto va esercitato. Il suo esercizio è un dovere civico ed è garantito dall’art 48 della Costituzione. Non andare a votare significa delegare ad altri le proprie scelte e non assumersi le proprie responsabilità. Non votare significa non far sentire la propria voce e dimenticare la storia: dalle battaglie costituzionali dell’Ottocento, fino ai totalitarismi di destra e di sinistra.
La storia del diritto di voto
Le tappe progressive della democratizzazione degli ordinamenti politici occidentali hanno storicamente coinciso con il continuo allargamento del corpo elettorale. Infatti, il graduale passaggio dalle elitarie società borghesi del secolo scorso alle società di massa contemporanee, ha conosciuto un processo parallelo di estensione del corpo elettorale.
Si è trattata di una lenta evoluzione caratterizzata dall’emergere di nuovi soggetti sociali portatori di nuove esigenze civili, come all’inizio del Novecento lo sono stati i nuovi movimenti popolari o, in seguito, il movimento delle donne o la presa di coscienza dei giovani.
In Italia, nel 1861, il diritto di voto era riservato ai soli cittadini maschi di età superiore ai 25 anni e con elevata condizione sociale.
Con la riforma elettorale del 1882, voluta dalla Sinistra storica, con il gabinetto Depretis, il diritto di voto si estese a tutti i cittadini maschi maggiorenni, che avevano frequentato il primo corso elementare oppure avevano pagato un contributo annuo di lire 19,80. In tal modo si realizzò un cospicuo allargamento del corpo elettorale che passò da circa 628.000 ad oltre 2.000.000 di elettori, cioè dal 2% al 7% della popolazione totale che contava 28.452.000 abitanti.
Nel 1912 con Giolitti, avvenne la conquista del suffragio universale per i cittadini di sesso maschile. L’elettorato attivo fu esteso a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30 anni senza alcun requisito di censo né di istruzione, restando ferme per i maggiorenni di età inferiore ai 30 anni le condizioni di censo o di prestazione del servizio militare o il possesso di titoli di studio già richiesti in precedenza. Il corpo elettorale passò da 3.300.000 a 8.443.205, di cui 2.500.000 analfabeti, pari al 23,2% della popolazione. Non si attuò invece la revisione dei collegi elettorali in base ai censimenti.
Al termine del primo conflitto mondiale, la legge 16 dicembre 1918, n. 1985, ampliò il suffragio estendendolo a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto il 21° anno di età e, prescindendo dai limiti di età, a tutti coloro che avessero prestato servizio nell’esercito mobilitato.
Ed è proprio con questi passaggi che in Occidente, in questo caso in Italia, si è determinata la seconda fase della democrazie rappresentative.
Il diritto di voto alle donne
In Italia solo nel secondo dopoguerra, nel 1946, venne introdotto il suffragio universale esteso anche alle donne, in un clima generale di valorizzazione degli ideali liberali e democratici, successivo all’esperienza fascista.
La Costituzione italiana oltre a considerare il voto personale, eguale, libero e segreto, considerava il suo esercizio un dovere civico. Con questa disposizione, la Costituzione proibiva il voto per procura, e il voto plurimo.
Questa disposizione è cessata a seguito dell’abrogazione del dpr n.361 del 30 marzo 1957, nel 1993:
«art. 4: L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno
ad un suo preciso dovere verso il Paese[…]
L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco […].
L’elenco di coloro che si astengono dal voto (…)senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale. […] Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta»
Attualmente l’art 48 della Costituzione prevede il voto un dovere civico, ma nella pratica è un diritto anche liberamente non esercitabile.
Fonti
http://leg13.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk4000/relazion/3986.htm
https://www.2superioreaugusta.edu.it/attachments/article/5386/103%20-%20Storia+del+diritto+di+voto+in+Italia.pdf
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