PiTESAI, il piano per le trivelle

Dopo due anni di sospensione, il Ministro della transizione ecologica ha approvato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI).
Il piano è finalizzato a individuare un quadro di riferimento delle aree, a terra e a mare, ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. 

In relazione alla crisi energetica, l’obiettivo è portare la produzione nazionale del gas da 3,5 miliardi di metri cubi anno a 7 su 70 miliardi di mc di fabbisogno annuo. Un fatto considerato grave dagli ambientalisti, secondo cui non avrà alcun effetto sulle bollette, poichè il gas è poco e i prezzi sono determinati dai mercati.

Le aree idonee e non idonee

L’area di terra ferma coinvolta nelle trivelle riguarda il 42,5% del territorio nazionale, mentre per le aree marine è dell’11,5%.
Le regioni italiane interessate  sono quindici: Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto.
Inoltre, in alcune di queste regioni potrebbero essere sbloccati altri permessi di ricerca.

Secondo il piano non sono idonee la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige, l’Umbria, la Sardegna e una parte della Toscana.

Le aree verdi sono idonee alle trivellazioni

Le reazioni pro e contro

“Con l’approvazione del Decreto sul PiTESAI l’Italia fa un disastro e contestualmente un ulteriore passo indietro nella transizione ecologica.” – dichiara il parlamentare pugliese della Commissione Attività Produttive della Camera Giovanni Vianello.

Per Europa Verde-Verdi con la ripresa delle trivellazioni si sta compiendo “l’omicidio perfetto contro il clima“.

Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi è possibile raddoppiare “la produzione nazionale di gas in 12-15 mesi e destinare una quota all’industria, con contratti pluriennali a prezzi ragionevoli.”

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia frena sugli entusiami, poichè occorreranno anni, se non decenni per produrre gas in Italia. 

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