Polonia, un anno fa entrava in vigore la legge anti-aborto

E’ passato un anno dall’entrata in vigore della sentenza del Tribunale costituzionale polacco contro l’aborto.
Nella fattispecie, dalle cause legittime è stata eliminata la “malformazione grave e irreversibile del feto o malattia incurabile che minacci la vita del feto”. 

Dal 27 gennaio 2021 oltre 1000 donne si sono rivolte alla Corte europea dei diritti umani, sostenendo che la legislazione polacca causa gravi danni alle donne e viola i loro diritti alla riservatezza e alla libertà.

Amnesty International e altre otto organizzazioni si sono iscritte come terze parti alle cause avviate di fronte alla Corte europea dei diritti umani con l’obiettivo di fornire prove e analisi basate sul diritto internazionale dei diritti umani, sulla legislazione europea e sulle linee-guida dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Qualche giorno fa, una donna di 37 anni, incinta, è deceduta dopo aver portato in grembo un feto morto per una settimana. Agnieszka ha lasciato un marito e tre figli. Per i familiari i medici l’hanno costretta a portare in grembo un feto morto, perchè temevano di mettere in pericolo il gemello. Ma poco dopo è morto anche il secondo feto. Dopo la rimozione dei due feti morti, la donna si è aggravata ed è deceduta.

“Chiediamo giustizia e una riparazione per la morte di nostra moglie, madre, sorella e amica. Questa è un’ulteriore prova che il governo ha le mani insanguinate“, ha dichiarato la famiglia.

L’ospedale si è difeso dichiarando che, dopo la morte del primo feto, si è adottato un approccio attendista perchè c’era la possibilità di salvare il secondo gemello. Inoltre, è stato aggiunto che la donna è risultata positivita al Covid-19.

 

 

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