Puglia, il Consiglio regionale affossa la doppia preferenza di genere e si fa “commissariare” dal governo

Martedì 28 luglio il Consiglio regionale della Puglia ha concluso la legislatura affossando la doppia preferenza di genere prevista dalla legge nazionale n.20/2016 e facendosi di fatto “commissariare” dal governo, in quanto inadempiente.

Cosa prevede la legge n.20/2016

Facciamo un passo indietro. Nel 2016 la Camera approvò in via definitiva con 334 si, 91 no e 21 astenuti la legge sull’equilibrio della rappresentanza di genere nei consigli regionali.
La legge recita “qualora la legge elettorale preveda l’espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale e sia consentita l’espressione di almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima; qualora siano previste liste senza espressione di preferenze, la legge elettorale disponga l’alternanza tra candidati di sesso diverso, in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale;
qualora siano previsti collegi uninominali, la legge elettorale disponga l’equilibrio tra candidature presentate col
medesimo simbolo in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale».

La diffida del Governo

La diffida del governo è stata inviata alla regione Puglia il 23 luglio. Nell’atto si alludeva esplicitamente  l’esercizio dei poteri sostitutivi dell’esecutivo, nel caso in cui la regione non si fosse adeguata alla legge n.20/2016. 

Cosa è successo martedì 28 luglio in Consiglio 

Su diffida del governo, il Consiglio regionale pugliese si è riunito martedì (data ultima) per votare la doppia preferenza di genere. La  riunione è iniziata con circa 2000 emendamenti depositati da Fratelli d’Italia, che si era detta disposta a  ritirarli se lo faceva anche la maggioranza e il M5S. Le parti non sono riusciti a trovare un accordo politico e si è andati avanti con l’ostruzionismo  teso ad indurre la maggioranza a ritirare gli emendamenti che avrebbero indotto altre misure, tra cui l’obbligo delle percentuali di genere (60%-40%) nelle liste elettorali. Dopo una lunga e accesa discussione tra la maggioranza e l’opposizione, il centro sinistra ha deciso di abbandonare l’aula facendo cadere il numero legale, dopo l’approvazione con voto segreto di un emendamento che escludeva la candidatura dell’epidemiologo Pierluigi Lopalco, candidato per  Michele Emiliano. Di conseguenza il presidente del Consiglio Mario Izzo ha preso atto dell’assenza della maggioranza ed ha provveduto con la chiusura dell’assemblea.
Adesso la palla passa al governo che, secondo indiscrezioni, in serata approverà un decreto legge per la Puglia, Calabria e Piemonte, ad oggi inadempienti.

Per l’ennesima volta i cittadini hanno assistito al teatrino dove prevalgono i soliti interessi di partito. La doppia preferenza di genere andava votata all’unanimità e senza emendamenti volti a fare i propri comodi. Sarebbe stato un segnale positivo e anche di civiltà, ma come sempre la politica maschilista ha dimostrato la sua totale mediocrità, da destra a sinistra. Senza distinzioni. 

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