Quanto costerebbe un’eventuale revoca ad Autostrade?

A 23 mesi dal crollo del ponte Morandi di Genova, il governo è ancora fermo ad un bivio: revocare o no la concessione ad Autostrade? La questione non è di semplice risoluzione perchè un’eventuale revoca avrebbe dei costi  molto alti, che lo Stato italiano non può permettersi.  Per tale motivo, dalle varie testate giornalistiche, si apprende che il governo starebbe pensando ad un commissariamento di Aspi.

La strada insidiosa della revoca

La prima questione da affrontare è quella degli indennizzi. In caso di revoca lo Stato italiano dovrà sborsare circa 23 miliardi di euro, una cifra che scende a 7  miliardi con il Milleproroghe (articolo 35). Ma i legali di Aspi sarebbero disposti ad impugnarlo dinanzi alla Corte Costituzionale. 

Poi ci sono i costi legali per il  lunghissimo contenzioso che si andrebbe a determinare. Nel caso in cui lo Stato ne esce sconfitto, dovrà sborsare risarcimenti importanti. 

L’altra questione riguarda l’indebitamento di Autostrade. I manager, in caso di revoca, ipotizzano un crac finanziario di 19 miliardi di euro per la società. Questo si ripercuoterebbe sul pagamento dei 9 miliardi di debito di Atlantia, la società che detiene l’88% delle quote del capitale di Autostrade ed è garante di 5 miliardi di debito della controllata. Il fallimento avrebbe ulteriori ripercussioni sui mercati obbligazionari e bancari, dato che il debito è rappresentato  dai titoli quotati detenuti da grandi investitori  di debito internazionale. 

Una revoca avrebbe anche dei costi sociali non indifferenti: secondo gli esperti la revoca metterebbe a repentaglio  7 mila posti di lavoro con relativo indotto, e i 10,5 miliardi di investimenti già pianificati e parzialmente approvati. 

 

 

 

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