#4annisenzaGiulio: migliaia di fiaccole si accenderanno in tutta Italia per chiedere verità e giustizia

Il 25 gennaio 2016, Giulio Regeni scomparve al Cairo. Il giovane ricercatore si trovava in Egitto per un dottorato di ricerca sui sindacati indipendenti egiziani per conto dell’università di Cambridge. Fu visto per l’ultima volta alla metro dove doveva incontrarsi con un amico.
Il cadavere di Giulio fu ritrovato il 3 febbraio 2016  in un fosso alla periferia del Cairo. Il corpo seminudo presentava evidenti segni di tortura.

La scarsa collaborazione delle autorità egiziane

Data la scarsa collaborazione delle autorità egiziane nel trovare i presunti colpevoli, l’allora ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, nell’aprile 2016, richiamò in Italia l’ambasciatore italiano al Cairo, come forma di protesta verso le autorità egiziane. 

Nel  marzo 2016 il procuratore Roberto Pignatone su invito delle autorità egiziane giunse al Cairo per confrontarsi con il procuratore generale egiziano Nabil Sadeq e con un team della procura di Giza. Ad aprile gli inquirenti egiziani giunsero a Roma, ma per la procura italiana i risultati furono insoddisfacenti. Le autorità egiziane si rifitavano di fornire i tabulati dei telefoni di Regeni e le immagini delle telecamera di sicurezza dei negozi vicino dove era scomparso Regeni perchè sostenevano che i video si era cancellati utomaticamente prima che la procura ne facesse richiesta.

Nel contempo dalla capitale egiziana arrivavano una serie di depistaggi: dall’omicidio passionale allo spaccio di droga. Il 24 marzo uccisero cinque presunti sospettati dell’omicidio. A casa di uno fu trovato il passaporto di Giulio, ma poi si scoprì dalle indagini che il passaporto era stato messo lì da un agente della National security, i servizi segreti civili egiziani.

Solo  dopo diversi mesi, le autorità egiziane ammisero che Giulio Regeni era controllato e indagato dalla polizia. Controlli che non hanno fatto emergere alcun reato da parte del  giovane ricercatore.

Nel dicembre 2018 avviene una svolta nelle indagini

La Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati i cinque militari egiziani ritenuti responsabili del sequestro di Regeni. Oltre questo però i Pm non potevano andare, perchè toccava alla diplomazia italiana chiedere alla Procura del Cairo far perseguire i responsabili dell’assassinio di Regeni in Patria.

Nel maggio 2019, secondo quanto scritto dal Corriere e Repubblica, un super testimone ascoltò una conversazione tra due agenti egiziani responsabili e rivelò che Regeni era stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziana in quanto considerato una spia inglese.

Il 7 ottobre i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, che in questi anni non hanno mai smesso di chiedere giustizia e verità per il proprio figlio, incontrarono il neo ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, secondo cui lo stallo sull’omicidio di Regeni non è più tollerabile.

Ad oggi la situazione è in totale stallo. 

Amnesty International: “Quello che è accaduto a Giulio Regeni non è un fatto isolato”

Nel 2016 Amnesty International denunciò in un drammatico rapporto, l’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa) in quanto  responsabile di rapimentitorture e sparizioni forzate nel tentativo di incutere paura agli oppositori e spazzare via il dissenso pacifico.

Il rapporto rivela come vi sia una vera e propria tendenza che vede centinaia di manifestanti, attivisti politici e studenti sparire senza lasciare traccia. 

4 anni senza Giulio Regeni: fiaccolate in tutta Italia per chiedere verità e giustizia 

In occasione del quarto anniversario della scomparsa  di Giulio Regeni, Amnesty International Italia, sabato 25 gennaio migliaia di fiaccole si accenderanno in tutta Italia per chiedere per l’ennesima volta verità e giustizia per Giulio.

Qui trovate la mappa delle piazze in continua aggiornamento

 

Immagine di copertina: Amnesty International Italia.

 

 

 

 

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