Tortura, l’applicazione a quattro anni dall’istituzione del reato

L’ignobile caso del carcere di Santa Maria Capua Vetere è solo l’ultimo su cui la magistratura sta cercando di fare luce. Ad oggi, sono 9 i procedimenti (alcuni ancora aperti e altri chiusi con relative condanne), per episodi di tortura in Italia.

Oltre i casi limite, permangono ulteriori problematiche. Secondo il recente rapporto “Space” del Consiglio d’Europa, le carceri italiane sono le più sovraffollate d’Europa.
Ad oggi infatti il tasso di sovraffollamento è pari al 115,2%, ben lontano dal 98% della capienza ufficiale regolamentare.

La legge sul reato di tortura

Dalla ratifica nel 1989 della Convenzione Onu contro la tortura e le altre pene o trattamenti crudeli inumani o degradanti, l’Italia ha impiegato ben 30 anni per introdurre nell’ordinamento il reato di tortura.

Il primo passo avvenne nel 1998 quando fu presentato un disegno di legge che prevedeva appunto il reato di tortura. Nonostante le firme delle diverse forze politiche, la proposta di legge non fu più esaminata.

L’associazione Antigone, tra le tante attività di advocacy e sensibilizzazione, si costituì parte civile nel processo contro gli agenti penitenziari del carcere di Asti, accusati di tortura.

Nel 2012 la Cassazione confermò la sentenza di primo grado: ad Asti si trattò di tortura, ma i responsabili non risposero perchè nell’ordinamento italiano tale reato non era previsto. Antigone a questo punto ricorse alla Corte Europea che confermò quanto sostenuto dai magistrati e condannò l’Italia per violazione dell’art 3 della Convenzione (divieto di tortura e altri trattamenti degradanti).

Il 5 luglio 2017 il Parlamento italiano approvò la legge sul reato di tortura, introducendo l’articolo 613 bis del codice penale. Il testo, nonostante non fosse soddisfacente, fu comunque considerato un primo passo fondamentale.

I procedimenti attualmente aperti e chiusi sul reato di tortura

Lo scorso 15 gennaio a Ferrara, un agente di polizia penitenziaria è stato condannato a tre anni di reclusione per tortura inflitta a una persona detenuta.

Il 17 febbraio 2021 dieci agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Cimignano sono stati condannati per tortura e lesioni aggravate in concorso. Per la seconda volta, a distanza di un mese, è stata applicata la legge  contro la tortura.

A gennaio 2021 il Gip del Tribunale di Firenze ha disposto misure cautelari per nove agenti della polizia penitenziaria. Oltre al reato di tortura, viene contestato anche il reato di falso ideologico in atto pubblico, per aver fatto passare gli abusi come episodi di resistenza da parte dei detenuti.

Sono in corso invece le indagini su alcuni agenti e medici del carcere di Palermo, Pavia e Milano  per ipotesi di reato di tortura nei confronti di alcuni detenuti.

Il 7 aprile 2020 l’associazione Antigone ha presentato un esposto contro gli agenti di polizia penitenziaria e medici per violenze e abusi riportati da diverse persone detenute nel carcere il Melfi. Il 3 maggio 2021 la Procura della Repubblica di Potenza ha avanzato la richiesta di archiviazione. Ma in data 3 giugno Antigone ha presentato opposizione all’archiviazione.

L’ultimo caso riguarda il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il 20 aprile 2020  Antigone ha presentato un esposto contro 44 agenti di polizia penitenziaria per ipotesi di tortura e percosse, e contro i medici per omissione di referto, falso e favoreggiamento. A giugno 2020 la Procura  ha notificato ai carabinieri gli avvisi di garanzia per gli agenti, indagati di tortura, abuso di potere e violenza. Agli atti dell’inchiesta ci sarebbe un video che mostra pestaggi, detenuti in ginocchio e picchiati con manganelli. Attualmente le indagini sono in corso.

 

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