Lunedì 12 luglio, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha illustrato la Relazione annuale sulle attività dell’istituto nel 2020. Tra i temi trattati c’è anche il Reddito Cittadinanza, la misura che in queste settimane è stata oggetto di critiche di alcuni imprenditori e del senatore Renzi che addirittura vorrebbe eliminarla con una parte della destra.
Nel merito il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha invitato a leggere i dati, prima di parlare del Rdc. Lo dico -ha dichiarato- perchè credo che la discussione che si sta sviluppando prescinde completamente dai dati che emergono dal rapporto”. Il ministro sospetta che il “tasso di strumentalizzazione porti a una campagna contro i poveri e di criminalizzazione della povertà”.
Secondo il rapporto Inps, nell’anno della pandemia, il Rdc è stata un’ancora di salvataggio per moltissime famiglie, un’inclusione sociale e poi una leva contro la regressione alla povertà assoluta. Ma non mancano le criticità, come la scarsa l’occupabilità.
Cosa dicono i dati dell’Inps sul Rdc
Secondo l’analisi dell’Inps è inequivocabile l’efficacia nel contrasto alla povertà e inclusione sociale apportato dal Rdc e dalla pensione di cittadinanza, soprattutto nel 2020. La misura è stata determinante per 1,8 milioni di famiglie che hanno rischiato di cadere nella povertà assoluta. Mentre sono 3,7 milioni gli individui, di cui un quarto sono minori, che hanno beneficiato in quanto membri di un nucleo percettore, che in media ha ricevuto 552 euro al mese per il nucleo familiare.
Una delle principali criticità della misura è la scarsa occupabilità. Per l’Inps un gran numero di percettori di Rdc/Pdc è costituito da minori, disabili, persone con difficoltà fisiche e psichiche non percettori di pensioni di invalidità, e oltre a circa 200,00 mila percettori della pensione di cittadinanza.
Si aggiungono i ritardi dei centri di collocamento e il problema patologico del mercato lavoro, ulteriormente aggravatosi con la recessione economica.
Inoltre è dimostrata che l’incidenza del Rdc aumenta col crescere dello svantaggio economico, e si riduce al migliorare delle condizioni del mercato del lavoro, evidenziando che la distribuzione territoriale del beneficio è fortemente condizionata da fattori socioeconomici
Il Rdc va aggiornato affinchè sia realmente efficace
Una settimana fa, Alleanza contro la povertà, ha presentato al ministro Orlando i primi risultati di una ricerca, condotta da esperti e docenti universitari, sull’evoluzione della povertà in Italia a seguito della pandemia di Covid-19 e le conseguenti proposte di policy.
In linea con i dati Istat, per il gruppo di studio, il Rdc in questi mesi ha costituito un importante argine al diffondersi della povertà. Ma va aggiornato, se vuole essere efficace ed efficiente.
Nel lavoro presentato oltre ai dati, ci sono anche delle proposte che riguardano elementi sia di natura quantitativa che qualitativa del RdC.
La prima richiesta è ampliare la platea, superando le penalizzazioni che interessano le famiglie numerose, i minori e quelle composte da stranieri. Occorre implementare i percorsi d’inclusione sociale e lavorativa, attraverso il potenziamento dei percorsi formativi e di aggiornamento delle competenze agendo sulla componente passiva. Infine, per evitare la trappola della povertà è necessario un adeguato sostegno economico che permetta di fuoriuscire da una condizione di povertà con la progressiva emancipazione per chi ha redditi bassi e irregolari.
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