Renzi in Arabia, il Senato non ha un codice di condotta per le attività extraparlamentari

Ha fatto molto discutere la recente partecipazione del senatore Matteo Renzi a una conferenza della Future Investment Initiative controllata dal Fondo sovrano di investimenti dell’Arabia Saudita, Paese molto criticato per le violazioni dei diritti umani e civili. 
Il senatore  come membro del consiglio dei garanti della Future Investment Initiative, ha confermato inoltre di aver percepito un compenso regolare e la copertura delle spese di viaggio.

Il direttore di The Good Lobby Italia , Federico Anghelè, si è posto, giustamente, alcuni quesiti: “Come facciamo ad essere certi che Renzi e gli esponenti di Italia Viva , il partito ex di maggioranza da lui guidato agiscano in piena autonomia quando sono chiamati a occuparsi dei rapporti dell’Italia con l’Arabia Saudita? Ed è opportuno che un senatore nel pieno delle sue funzioni offra consulenze retribuite a un altro Paese?

Queste domande purtroppo non hanno ancora una risposta perchè  al Senato c’è un gravissimo  vuoto normativo.

Il Senato non ha un codice di condotta per le attività extraparlamentari

Dal 1997 il Consiglio d’Europa chiede all’Italia di introdurre una regolamentazione per le attività extraparlamentari.

Nel 2016 la Camera ha approvato un suo  codice di condotta, una scelta ben accolta  dal  Gruppo di Stato contro la Corruzione del Consiglio d’Europa, che però chiedeva di estenderlo anche al Senato. Nonostante le raccomandazioni, la situazione è rimasta invariata: il Senato non ha un codice di condotta che regolamenti, limiti le attività extra parlamentari e prevenga eventuali conflitti d’interesse.

GRECO, l’organo di controllo contro la corruzione del Consiglio d’Europa, nel quarto report, chiede nuovamente all’Italia un codice di condotta al Senato , un registro del lobbying e la dichiarazione da parte del parlamentari di viaggi, soggiorni e altre spese.

Renzi continua ad agire  in assenza di un codice di condotta al Senato. Ma ancor prima della normativa, viene il senso di responsabilità che dovrebbe indurre a valutare le scelte opportune. Il rischio- prosegue il direttore di The Good Lobby è “doversi giustificare dall’accusa di essere un (parlamentare) lobbista al soldo di una potenza straniera. Attività considerata illecita in molti Paesi”.

 

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