Russia, firmata la legge che considera i giornalisti e i blogger “agenti stranieri”

Fare il giornalista in Russia presenta tanti rischi e lo dimostra il fatto che in 20 anni in Russia sono stati uccisi e scomparsi misteriosamente circa 300 operatori.

Nella classifica stilata annualmente da Reporters Sans Frontieres, la Russia si colloca al 149 esimo posto su 180 tra il Venezuela e Bangladesh.

A dimostrare il tutto, qualche giorno fa, il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato la legge che permette di considerare “agenti stranieri” i giornalisti e i blogger.

La legge è  un’estensione alla legislazione inizialmente limitata alle Ong. Infatti, in Russia le Ong che ricevono fondi dall’estero, sono etichetatte dal governo “agenti stranieri“, ovvero “spie”, “traditori” o “nemici dello Stato”. Le autorità -si legge sul blog di Amnesty International– hanno applicato questa legge anche ad un’organizzazione di malati di diabete, sanzionandola, e facendola chiudere nell’ottobre 2018. Nel mirino del governo ci sono anche le associazioni di donne e bambini.



Cosa prevede la legge

Il provvedimento interessa  i giornalisti e i blogger  che ricevono denaro dall’estero e diffondono materiale pubblicato dai media di organizzazioni inseriti nelle blacklist degli agenti stanieri.
Come viene spiegato su tass.com, il Ministro della Giustizia è incaricato di registrare gli “agenti stranieri” attivi in Russia.
Infatti, per svolgere il lavoro bisogna necessariamente essere schedati.
Inoltre, se i contenuti violano le norme russe, i siti web verranno bloccati.

Non sono mancate le critiche, soprattutto da parte di 10 organizzazioni no-profit che hanno firmato un documento che risale al 18 novembre, prima della firma della legge. In questa nota c’è scritto che la legge avrà un impatto importante sul panorama già restrittivo del giornalismo in Russia, silenziando la voce dell’opposizione e dei critici.

La legge iniziamente era una risposta agli Stati Uniti che avevano dichiarato la televisione Tf, finanziata dal governo russo, “agente straniero”, ma in realtà è stata un’occasione per limitare ulteriormente la libertà di stampa già fortemente  compromessa. 






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