Il 7 ottobre del 2006 veniva freddata Anna Politkowskaja, la cronista del giornale Novaja Gazeta. Per anni la giornalista ha denunciato la deriva autoritaria del governo di Putin e le violazioni dei diritti umani nella Cecenia. Per l’assassinio sono state condannate sei persone, molte delle quali cecene.
Era il #7ottobre del 2006 quando #AnnaPolitkovskaja venne uccisa con quattro colpi di pistola nell’ascensore del condominio dove abitava, nel centro di Mosca.
Una reporter che non ha mai abbassato la voce. pic.twitter.com/DGUw9F4Ble— Amnesty Italia (@amnestyitalia) October 7, 2022
L’8 ottobre, la polizia sequestrò il computer della Politkovskaja e tutto il materiale dell’inchiesta che la giornalista stava compiendo. Per l’editore della Novaya Gazeta, la Politkovskaja stava per pubblicare un’inchiesta sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramsan Kadyrov. Gli appunti non ancora sequestrati vennero pubblicati il 9 ottobre stesso, sulla Novaja Gazeta.
La voce critica
Il progressivo affermarsi di un modello autoritario di governo, e la violenta conduzione della guerra in Cecenia, spinsero la Politkovskaja ad una critica sempre più serrata ed implacabile della politica condotta da Putin in Russia e nel Caucaso. La Politkovskaja, paladina dei diritti umani e sostenitrice della democrazia e delle libertà, diventò una voce sempre più scomoda, ma necessaria per raccontare il regresso in senso antidemocratico del suo paese.
Sin dai suoi primi pezzi sulla guerra in Cecenia, ricevette minacce di morte, ma lei è andata sempre avanti con il suo impegno civile e giornalistico. Fino al 2006, quando venne freddata nell’ascensore del condominio dove viveva a Mosca.
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Immagine di copertina: it.gariwo.net