Siria, un’emergenza nell’emergenza

I recenti terremoti del 6 e del 20 febbraio, hanno avuto ripercussioni su almeno 8,8 milioni di persone in Siria e costretto oltre 50mila bambini/e a lasciare le proprie case, peggiorando così la grave crisi umanitaria del Paese.

Secondo l’ultima rilevazione sui bisogni umanitari in Siria, più di 15 milioni di persone in tutto il Paese dipendevano già dagli aiuti umanitari per soddisfare i loro bisogni primari. Nel 2023, la Siria è il paese con una delle più grandi crisi di sfollati .

La situazione umanitaria in Siria prima del terremoto

A 13 anni  dallo scoppio della guerra in Siria, oltre il  60% della popolazione soffre la fame, con i prezzi dei beni alimentari che sono raddoppiati nell’ultimo anno. Alla povertà e alla pandemia si è aggiunta anche la guerra in Ucraina ad aggravare ulteriormente la situazione.  Si stima che prima dei terremoti ci fossero 1,9 milioni di sfollati nelle sole aree controllate dall’opposizione nella Siria nord-occidentale, la maggior parte dei quali erano donne e bambini.   Più di 15 milioni milioni siriani vivono in una condizione di insicurezza alimentare, il lavoro minorile è aumentato nell’84%, mentre i matrimoni del 71%. Il paese fino ad oggi ha fatto affidamento sulle importazioni di cibo dalla Russia, ma  con la crisi ucraina, i prezzi alimentari potranno diventare ancor più proibitivi. Il Governo infatti ha deciso il razionamento  delle riserve alimentari e non solo: oltre al grano, zucchero, riso e carburante.

La regione della Siria nordoccidentale, la più colpita dal terremoto, è controllata in parte dal governo di Bashar al-Assad, in parte dai ribelli, in parte dai consigli locali curdi affiliati all’Amministrazione autonoma del Nord e dell’Est della Siria (Aneas, chiamata anche Rojava).

Il governo di Damasco ha reso sempre più difficile l’arrivo degli aiuti umanitari nelle aree che non erano sotto il suo controllo. Nel 2014 è stato istituito un meccanismo delle Nazioni Unite per far pervenire aiuti ai quattro milioni di siriani (per lo più sfollati interni) che risiedono nella zona controllata dai ribelli. Questo meccanismo che consentiva l’arrivo di acqua, cibo, beni di prima necessità è stato rinnovato il 9 gennaio 2023 per altri sei mesi e solo per uno dei quattro corridoi iniziali.

Le sanzioni 

Da quando è iniziata la guerra,  la Siria è soggetta a sanzioni da parte del governo statunitense e dell’Unione europea.
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha dichiarato di aver sospeso per sei mesi le sanzioni sugli aiuti alla Siria per consentire il passaggio dei soccorsi per le vittime del terremoto che ha colpito Siria e Turchia. “Le sanzioni statunitensi in Siria non ostacoleranno gli sforzi per salvare le vite del popolo siriano”, ha dichiarato in una nota il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo. Secondo Martin Griffiths, capo del dipartimento aiuti umanitari per l’emergenze dell’Onu, la notizia va presa con cautela, dato che non c’è stata ancora l’autorizzazione al trasporto di aiuti nelle zone dove si trovano i ribelli.

La Turchia ha aperto due valichi frontalieri per consentire l’ingresso di aiuti umanitari ma tutto va a rilento. La Siria con Assad ha chiesto aiuto all’Europa attraverso il meccanismo della protezione civile. Il regime insiste affinchè gli aiuti arrivino a Damasco oppure ad Aleppo, per evitare che giungano nelle mani dei ribelli islamisti.  Ma molti dubitano che gli aiuti possano arrivare a destinazione. 

 

Fonte: Save The Children.

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