Lunedì 25 luglio arriverà alla Camera il Ddl Concorrenza. Per favorire un’approvazione rapida del testo è stato stralciato l’art 10 che affida al governo la delega di “adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione di passeggeri e conducenti”.
Nei giorni scorsi si sono svolte una serie di proteste da parte dei tassisti che chiedevano lo stralcio dell’art 10.
Roma, prosegue la protesta dei tassisti: Palazzo Chigi blindato, petardi e fumogeni. Polizia schierata #taxi #tassisti #localteam pic.twitter.com/QjzkttoBHm
— Local Team (@localteamtv) July 13, 2022
Sono anni che i tassisti si oppongono a qualsiasi tentativo di liberalizzare il mercato. Nel 2006 ci ha provato l’allora ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, nel 2012 il Presidente del Consiglio Mario Monti. Entrambi i tentativi sono falliti.
L’opposizione alle liberalizzazioni si è acuita con l’arrivo di servizi come Uber, accusata di concorrenza sleale e di lavorare in assenza di una regolamentazione specifica.
L’articolo 10 del Ddl Concorrenza
Nel primo punto la norma affida una delega al governo in materia di “adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. Nonostante la vaghezza, la norma passa la palla all’esecutivo che può introdurre nuove forme di trasporto che utilizzano app e mettono in contatto diretto i passeggeri e i conducenti.
Il secondo punto dell’articolo 10 chiede invece ” la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati”. In altre parole si tratta di pubblicizzare la presenza di altre forme di mobilità.
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