A partire dalla prossima legislatura, il numero dei parlamentari scenderà da 945 a 600: il numero dei deputati passerà da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. La campagna elettorale però ha distolto l’attenzione su una serie di questione rimaste irrisolte, una fra queste è la revisione dei regolamenti che disciplinano l’attività di camera e senato.
Alla fine di luglio il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma del proprio regolamento, mentre alla Camera la discussione non è nemmeno iniziata.
Il mancato accordo alla Camera e le conseguenze
L’ultimo aggiornamento risale il 9 agosto, dove non si è trovato alcun accordo tra le forze politiche, nemmeno su un testo base. Il deputato di Liberi e Uguali Federico Fornaro ha individuato due problemi: la mancata intesa tra i partiti sulle modifiche regolamentari da approvare e la difficoltà di assicurare a settembre, in piena campagna elettorale, la maggioranza assoluta alla Camera.
Le conseguenze saranno diverse. Come ha sottolineato Openopolis, saranno penalizzate le formazioni politiche più piccole che, senza rimodulazione delle soglie numeriche, avranno maggiore difficoltà a costituire dei gruppi autonomi. Inoltre, potrebbe essere necessaria una revisione del numero e delle competenze delle commissioni. Se i deputati neo eletti non interverranno repentinamente, la mancata riforma del regolamento potrebbe determinare rallentamenti e difficoltà nella macchina di Montecitorio.