Taranto, ex Ilva: gli ambientalisti si ricompattano per dire «No» all’immunità penale

Il 9 gennaio numerose associazioni si sono riunite per concordare una serie di azioni, al fine di informare e mobilitare i cittadini sui pericolosi effetti derivanti dall’entrata in vigore dello stesso. L’obiettivo è scongiurare la conversione in legge del decreto che costituisce un colpo mortale per la città ed una grave lesione dell’autonomia della Magistratura.

Il Coordinamento Taranto, il gruppo di lavoro che coinvolge comitati e associazioni tarantini e cittadini liberi, considera il provvedimento normativo un serio e preoccupante pericolo ai danni della salute della popolazione, dell’ambiente e che danneggia gli stessi lavoratori dello stabilimento siderurgico.

La prima iniziativa si terrà martedì 17 gennaio alle ore 10 dinanzi alla Prefettura di Taranto, dove avrà luogo un presidio durante il quale una delegazione chiederà di essere ricevuta dal Prefetto, al fine di consegnare un documento che motiva l’opposizione al nuovo decreto legge e anche all’ipotesi di nuovo rigassificatore galleggiante; si esprimerà inoltre la richiesta di partecipazione democratica alla progettazione della transizione ecologica per Taranto con i nuovi fondi europei del Just Transition Fund.

Cosa prevede il decreto legge “Salva Ilva” 

Il decreto legge prevede anche disposizioni di natura penale, al fine di limitare l’iniziativa della Procura di Taranto in merito al futuro dissequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico. Qualora sussistano i presupposti per l’applicazione di una sanzione interdittiva che possa determinare l’interruzione dell’attività dell’ente, il giudice, in luogo dell’applicazione della sanzione, dispone la prosecuzione dell’attività dell’ente tramite un commissario.

Non possono essere applicate sanzioni interdittive quando l’ente abbia adottato modelli organizzativi coerenti con quelli delineati nei provvedimenti relativi alla procedura di riconoscimento dell’interesse strategico nazionale diretti a realizzare il necessario bilanciamento tra esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia degli altri beni giuridici protetti dall’ordinamento.

Il giudice deve di regola consentire l’utilizzo dei beni sequestrati, dettando le prescrizioni necessarie al fine di garantire un bilanciamento tra le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente.

Infine è previsto il cosiddetto scudo penale, ovvero la non punibilità della condotta dei soggetti che agiscono al fine di dare esecuzione a provvedimenti che autorizzano la prosecuzione dell’attività produttiva di uno stabilimento industriale dichiarato di interesse strategico nazionale.

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