Quest’anno il mercato unico europeo compie trent’anni. Il mercato europeo rappresenta una pietra miliare dell’integrazione europea. Consente a persone, beni, servizi e capitali di attraversare liberamente i territori comunitari.
Attualmente il mercato unico comprende ventisette Stati membri dell’Unione europea, oltre ad alcuni paesi extra-UE come Islanda, Liechtenstein e Norvegia che partecipano attraverso lo Spazio economico europeo istituito con l’UE e la Svizzera, che grazie a una serie di accordi bilaterali con l’UE ha un accesso parziale al mercato unico.
I cittadini dell’UE beneficiano di elevati standard di sicurezza dei prodotti, possono studiare, vivere, lavorare e andare in pensione in qualsiasi paese dell’UE.
L’UE con il mercato unico ospita 447 milioni di consumatori e 23 milioni di imprese. Secondo uno studio del Parlamento europeo, entro la fine del 2029 i vantaggi derivanti dalla rimozione degli ostacoli rimanenti a un mercato unico pienamente funzionante potrebbero raggiungere i 713 miliardi di euro.
Nonostante i vantaggi del mercato europeo, gli europarlamentari in una risoluzione chiedono un rinnovato impegno e volontà politica da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell’UE, nonché un piano d’azione specifico per il 2030 e oltre, al fine di rafforzare e sviluppare ulteriormente il mercato unico, soprattutto in settori come i servizi , energia, telecomunicazioni e mercato unico digitale. I deputati avvertono, tuttavia, che i suoi risultati non possono essere dati per scontati dati i seri ostacoli che l’UE deve affrontare oggi, dai conflitti geopolitici a lungo termine al cambiamento climatico.
Cenni storici
La prima pietra della costruzione comunitaria fu posta il 9 maggio 1950 dal ministro degli Esteri francese Robert Schuman. Egli presentò un piano “per porre la produzione franco tedesca di carbone e di acciaio sotto la direzione di un’Alta autorità comune e nel quadro di un’organizzazione alla quale poteva aderire altri paesi europei”.
L’iniziativa di Schuman si concretizzò con la firma a Parigi il 18 aprile 1951 del trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca). Il trattato fu firmato da sei paesi: Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo e Italia.
Quegli anni non erano ancora maturi per un’integrazione politica e militare, ma comunque rimaneva un ampio spazio di manovra per progetti di integrazione economica e commerciale. Venne utilizzato il modello proposto da Jean Monnet, ispiratore della Dichiarazione di Schuman. Secondo questo modello gli Stati membri dovevano cedere a istituzioni sovranazionali alcune parti della propria della sovranità amministrativa, pur conservando la sovranità politica, mentre la sovranità economica sarebbe stata limitata solo ad alcuni campi.
Trattati di Roma
Il 25 marzo 1957 furono firmati i due Trattati di Roma, ( Comunità economica europea e l’altro istituì la Comunità europea dell’energia atomica CEEA o Euratom) che entrarono in vigore il 1 gennaio 1958. L’articolo 2 indica gli obiettivi politico-istituzionali della Comunità, riconoscendo il ruolo centrale del mercato comune.
” La Comunità economica ha il compito di promuovere mediante l’instaurazione di un mercato comune e il graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche nell’insieme della Comunità, un’espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni tra gli Stati che vi partecipano”.
Il Trattato di Roma istituiva il rispetto delle cosiddette quattro libertà fondamentali: la libertà di circolazione delle merci, la libera circolazione dei lavoratori e il diritto di stabilimento, la libera circolazione dei servizi, la libera circolazione dei capitali. Oggi, l’insieme delle regole sono i principi cardini del funzionamento del mercato unico europeo.
L’evoluzione della costruzione europea non è stato un processo semplice, ma al contrario la comunità europea ha visto susseguirsi momenti difficili. A mettere in ginocchio la Comunità fu soprattutto la crisi energetica provocata dal quarto conflitto arabo israeliano, con la conseguente impennata dei prezzi.
Lo shock petrolifero del 1974 determinò l’affossamento del progetto europeo, e molti Stati membri applicarono misure protezionistiche anche all’interno della Comunità.
L’Atto unico: dal mercato comune al mercato interno o unico
Il 17 gennaio 1986 fu firmato l’Atto unico europeo, ed entrò in vigore solo il 1 luglio 1987 per la lentezza delle ratifiche parlamentari da parte degli Stati membri.
L’Atto unico introdusse per il Consiglio il voto a maggioranza qualificata per le decisioni del mercato interno, ad eccezione di quelle riguardanti le questioni fiscali e la libera circolazione delle persone, dove è necessaria l’unanimità. La maggioranza qualificata serviva per favorire il ravvicinamento delle legislazioni nazionali e per facilitare la rimozione degli ostacoli di natura amministrativa e regolamentare nel commercio intracomunitario.
Con l’Atto unico cambiò anche la nozione di mercato interno che prendeva il posto di quella di mercato comune. Per mercato interno si intendeva “uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali”. Inoltre il mercato unico implica l’eliminazione delle frontiere interne tra gli Stati membri. Il mercato unico ripropose nell’agenda politica comunitaria il tema dell’Unione economica e monetaria.
Nel 1993 venne lanciato il mercato unico con le “4 libertà” di circolazione per le persone, le merci, i servizi e i capitali. Gli anni Novanta furono inoltre il decennio di due importanti trattati: il trattato sull’Unione europea (trattato di Maastricht) nel 1993 e il trattato di Amsterdam nel 1999.