Tunisia, la nuova Costituzione che riafferma l’iper-presidenzialismo di Saied

Il 25 luglio 2022 un referendum proposto dal presidente Kais Saied, ha confermato la nuova Costituzione, che sostituisce quella del 2014.

Il tasso di partecipazione al referendum senza quorum è stato  del 30%, mentre il 92% ha votato per la riforma per rendere la Tunisia uno Stato ultra presidenziale, portandolo  verso l’autoritarismo.

“Il referendum permetterà di passare da una situazione di disperazione a una di speranza e di lavoro”. Ha dichiarato il presidente tunisino Kais Saied in un discorso pronunciato nel cuore della notte davanti ai suoi sostenitori, riversatisi nel centro di Tunisi, dopo l’annuncio degli exit poll che danno la vittoria del “si'” ad oltre il 92%.

Nei giorni scorsi non sono mancate le proteste contro il referendum costituzionale, prontamente represse dalla polizia.

Le preoccupazioni di Amnesty

“È molto preoccupante che la Tunisia abbia adottato una nuova Costituzione che compromette i diritti umani e mette in pericolo i progressi fatti dalla rivoluzione del 2011. Il nuovo testo costituzionale smantella molte garanzie sull’indipendenza del potere giudiziario, cessa di tutelare i civili dai processi in corte marziale e garantisce alle autorità il potere di limitare l’esercizio dei diritti umani o di rinnegare gli obblighi internazionali in nome della religione”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

“A differenza di quella del 2014, la nuova Costituzione è stata redatta a porte chiuse, con una procedura completamente sotto il controllo del presidente Kais Saied. Alle tunisine e ai tunisini non è stato spiegato come sono andate le cose né è stato chiarito perché la precedente Costituzione doveva essere sostituita”, ha aggiunto Morayef.

“La nuova Costituzione è stata sottoposta a referendum esattamente un anno dopo il giro di vite attuato dal presidente Saied. Durante l’ultimo anno, le autorità hanno preso di mira voci critiche e oppositori politici e hanno compromesso le protezioni sui diritti umani con una velocità allarmante. La nuova Costituzione non dovrà essere il pretesto per arretrare rispetto agli obblighi internazionali sui diritti umani della Tunisia”, ha concluso Morayef.

Un passo indietro

La Tunisia è stato uno dei paesi interessati dalla Primavera araba del 2011, che portò un’ondata di proteste e sommovimenti contro la crisi economica.

A giugno 2011 si dimise il presidente Ben Ali, e si tennero le prime elezioni libere dal 1956, dove vinse il partito islamista moderato Ennahda. Il difficile percorso costituente fu caratterizzato da tensioni anche tra i partiti, ma il tutto si concluse con alcune intese.

Il 26 gennaio 2014 entrò in vigore la Costituzione contenente garanzie di libertà ed uguaglianza, principi di tutela delle tradizioni e un'”introduzione rivoluzionaria” dei “nuovi diritti”. Riduceva i poteri del presidente e  aumentava quelli del parlamento e della magistratura.

C’erano molte speranze verso il nuovo sistema democratico, ma l’economia continuava  a peggiorare, c’erano problemi di corruzione e disuguaglianze sociali. La grave situazione e la percezione che il governo non sapesse come affrontarla, portarono i tunisini a perdere la fiducia nelle istituzioni libere e democratiche.

Negli anni a seguire la situazione politica tunisina è stata molto caotica: nel 2016  il primo ministro tunisino Habib Essid fu sfiduciato dal Parlamento per la difficile situazione economica del paese. Successivamente si susseguirono delle proteste per l’aumento delle tasse imposte dal governo Youssef Chahed, del partito laico Nidaa Tounes.

La presidenza di Kais Saied

In questo contesto di profonda incertezza politica ed economica, Kais Saied è diventato presidente nel 2019. Saied ha progressivamente smantellato le istituzioni democratiche: il 25 luglio 2021 rimosse il primo ministro, bloccò l’attività del Parlamento e governò solo per decreto, ignorando i limiti della Costituzione.

A distanza di un anno, il 25 luglio 2022, i tunisini hanno votato per la nuova Costituzione, che prevede un aumento dei poteri del presidente,  che può nominare il governo, firmare i trattati, scrivere la legge di bilancio e può sciogliere il Parlamento.

 

immagine di copertina: interris.it 

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