Si chiama Salma al-Shehab, l’attivista per i diritti delle donne dell’Arabia Saudita, condannata da un tribunale antiterrorismo a 27 anni di carcere. Come scrive Amnesty International, si tratta della più lunga condanna emessa nei confronti di un’attivista per i diritti delle donne, un ulteriore segnale dell’escalation della politica del pugno di ferro contro il dissenso pacifico portata avanti dal principe della corona saudita Mohamed bin Salman.
Il caso è uno degli ultimi esempi di come il principe ereditario Mohammed bin Salman abbia preso di mira gli utenti di Twitter nella sua campagna di repressione, controllando contemporaneamente un’importante partecipazione indiretta nella società di social media statunitense attraverso il fondo sovrano saudita, il Public Investment Fund (PIF).
Nel processo di primo grado, i “reati” commessi da al-Shebab hanno consistito nella pubblicazione di post su Twitter, con cui chiedeva il rispetto dei diritti umani e la scarcerazione di un’altra attivista, Loujain al-Hathloul, poi scarcerata il 10 febbraio 2021.
Il tribunale saudita per giustificare la pesante condanna nel processo di secondo grado ha incolpato al-Shehab di appoggiare coloro che cercano di causare disordini e di destabilizzare la sicurezza nazionale, attraverso Twitter.
L’influenza del principe ereditiero su Twitter
Twitter ha rifiutato di commentare il caso e non ha risposto a domande specifiche del The Guardian sull’eventuale influenza che l’Arabia Saudita ha sulla società.
Uno dei maggiori investitori di Twitter è il miliardario saudita principe Alwaleed bin Talal, che possiede oltre il 5% di Twitter attraverso la sua società di investimento, Kingdom Holdings. Il The Guardian scrive che il principe, cugino del principe ereditario, è stato tenuto prigioniero al Ritz Carlton a Riyadh per 83 giorni. L’operazione era un’ ampia epurazione guidata dal principe Mohammed contro altri membri della famiglia reale e uomini d’affari, e prevedeva accuse di tortura, coercizione ed espropriazione di miliardi di beni nelle casse saudite.
A maggio 2022 la società Kingdom Holdings ha annunciato di aver venduto il 17% della sua società al Public Investment Fund (PIF), di cui il principe Mohammed è presidente, per 1,5 miliardi di dollari. Pertanto il governo saudita è un importante investitore indiretto di Twitter.
L’Arabia Saudita è il il peggior paese al mondo per il rispetto dei diritti umani
A confermare gli abusi e il clima, è stato l’ultimo rapporto di Human Rights Measurement Initiative, l’organizzazione pro diritti composta da attivisti, ricercatori e accademici che studiano e classificano le nazioni in base alla pericolosità . Secondo l’organizzazione l’Arabia Saudita è una delle nazioni più pericolose a causa dell’uso elevato di torture, esecuzioni, omicidi extragiudiziali, sparizioni misteriose, arresti arbitarri e uso della pena di morte.
In Arabia Saudita vige il divieto governativo della protesta, ci sono limiti alla libertà di espressione, i cittadini sono impossibilitati a partecipare alla vita pubblica, l’attivismo e il dissenso sono repressi, e a questi si aggiunge l’assenza della libertà religiosa. Mentre l’omosessualità è punibile con la fustigazione e la reclusione.
Approfondisci anche – Mohammed bin Salman, il principe saudita denunciato per crimini contro l’umanità
Immagine di copertina: Amnesty International