L’anno scorso il ventesimo anniversario dell’attentato del 11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, è coinciso con il ritiro delle truppe della coalizione internazionale e il reinsediamento dei talebani in Afghanistan. Sono ancora impresse nella mente quelle immagini dei militari americani che evacuavano tutto il personale diplomatico, mentre gli afghani cercavano di salvarsi. Quelle stesse immagini certificano definitivamente il fallimento dell’Occidente in Afghanistan.
Gli attentati alle Torri Gemelle – 11 settembre 2001
La mattina dell’11 settembre 2001 diciannove attentatori presero il controllo di quattro voli di linea partiti dagli aeroporti di Boston, Newark e Washington.
Alle 8:46 il terrorista egiziano Muḥammad ‛Aṭṭā, che guidava il primo aereo dell’American Airlines 11 si andò a schiantare contro la Torre nord del World Trade center; dopo un quarto d’ora, un altro aereo si schiantò contro la Torre sud.
Alle 9:37 il terzo aereo dirottato colpì la facciata ovest del Pentagono. Alle 10,30 un quarto aereo si sarebbe dovuto cadere su una sede politica di Washington, la Casa Bianca e Campidoglio, ma successivamente precipitò in un campo della Pennsylvania.
Tra le 9.59 e le 10.28, le due torri collassarono al suolo. Le vittime furono 2,753 e i feriti oltre 6.000.
I sospetti degli americani caddero subito sull’organizzazione terroristica di al-Qaeda.
Il 7 ottobre 2001 si diede avvio all’Enduring Freedom, l’operazione militare internazionale per sradicare i talebani dall’Afghanistan e distruggere la rete terroristica di bin Laden. In due mesi i Talebani furono rimossi dal potere e la guerra continuò nel vicino Pakistan. Dopo qualche giorno, il 26 ottobre fu varata la legge federale, Patrioct Act, per potenziare gli strumenti investigativi e di controllo, e al contempo rafforzare le misure di sicurezza.
Il 13 dicembre il governo americano pubblicò un video dove Bin Laden rivendicava gli attacchi terroristici.
Il 25 novembre 2002 venne istituito il dipartimento responsabile per le misure di prevenzione dal terrorismo, immigrazione e sicurezza. Dopo due giorni fu istituita la commissione dell’ 11 settembre 2001 per indagare sugli eventi che avevano portato agli attentati. A luglio la stessa commissione pubblicò il rapporto finale Khalid Sheikh Mohammed fu indicato come il principale organizzatore operativo degli attacchi dell’11 settembre. Il processo fu fissato per il 2021, ma per motivi legati alla pandemia da Covid-19 è stato rinviato.
Nel 2011 le truppe americane trovarono e uccisero il capo di Al Qaeda. Osama Bin Laden in Pakistan. Obama annunciò la volontà di un graduale ritiro delle truppe.
Dopo tre anni, nel 2014 terminarono formalmente le operazioni militari e circa 100 mila soldati rimasero in Afghanistan per “addestrare” i soldati afghani. Le truppe dovevano rimanere fino al 2016, ma rimasero anche nel 2017.
Gli accordi di Doha e il ritiro degli americani
Il 29 febbraio 2020, dopo decenni di conflitto, l’allora segretario di Stato USA, Mike Pompeo dell’amministrazione Trump, e il numero due dei Talebani, mullah Abdul Ghani Barada siglarono lo storico accordo di Doha, i quali negoziati iniziarono già nel 2018. In quell’occasione i talebani ottennero il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan.
Dopo un anno, il 14 aprile 2021 il presidente Joe Biden annunciò il ritiro delle residue truppe americane dall’Afghanistan entro l’11 settembre 2021. Da allora l’escalation di violenza nel Paese si è notevolmente intensificata.
Ad agosto Biden completò il ritirò le truppe dall’Afghanistan. Mentre a settembre lo stesso presidente ordinò la desecretazione degli atti dell’indagine sugli attentati.
Osama bin Laden dichiara guerra agli Stati Uniti
Osama bin Laden, dopo il diploma in ingegneria civile, abbracciò la causa dei Mujaheddin nella resistenza contro l’invasione sovietica in Afghanistan (1979–89). Per l’occasione fondò il Maktab al-Khidmat (MAK), l’organizzazione che provvedeva all’appoggio logistico e finanziario dell’esercito afghano.
Alla fine degli anni Ottanta lasciò Maktab al-Khidmat (MAK) e fondò l’organizzazione terroristica al-Qā’ida.Con il suo sostegno diversi militanti arabi crearono le basi in Afghanistan orientale. In quell’occasione si gettarono le basi di tanti avvenimenti terroristici futuri.
Bin Laden, deluso dai contrasti sorti in Afghanistan dopo la ritirata dei sovietici, lasciò il Paese e ritornò in Arabia Saudita. Contemporaneamente si assistette alla diaspora di molti combattenti stranieri, che in molti casi divennero ambasciatori dell’internazionale jihadista.
Successivamente, Osama bin Laden entrò in contrasto con la casa regnante saudita, a seguito dell’ospitalità fornita alle truppe americane durante il conflitto Iraq Kuwait del 1990/91, e emigrerò prima in Sudan e poi, braccato dagli americani, fece ritorno in Afghanistan per porsi sotto la protezione dei Talebani del Mullah Omar.
Nel frattempo al Qaeda continuò a sostenere la lotta dei talebani per la conquista dell’Afghanistan. Bin Laden lanciò definitivamente la sua jihad rivolta sia contro i regimi corrotti di quei Paesi musulmani, considerati troppo acquiescenti con l’Occidente, e sia contro i crociati occidentali, in primis con gli Stati Uniti.
Già il 23 agosto 1996 bin Laden dichiarò guerra agli Usa con le seguenti parole: “Dall’Afghanistan lavoriamo per sollevare la nazione dell’oppressione. Gli americani hanno imposto una politica sulla produzione del petrolio in base ai loro interesse economici. Il popolo delle due moschee è stato privato del suo sostentamento. Molti Principi condividono le preoccupazioni del popolo. Bisogna concentrare gli sforzi al fine di uccidere, combattere, tendere trappole, distruggere gli intrusi fino alla loro sconfitta.[…] Il nostro terrorismo contro di voi, che occupate la nostra terra armati, è nostro dovere. Siete come il serpente che entra nella casa dell’uomo e poi l’uomo lo uccide. Codardo è colui che vi permette di percorrere la sia terra con le vostre armi, mentre vi godete la pace e la sicurezza.”
Questo discorso fu diffuso da bin Laden due mesi dopo l’attentato alla base militare statunitense di Daharan, in Arabia Saudita. E i talebani che, in quel periodo venivano corteggiati dai rappresentati di una compagnia americana petrolifera, avevano mostrato apertamente di appoggiare il coinvolgimento del terrorista più temuto al mondo.
Dopo 21 anni
Per capire il fallimento della presenza americana in Afghanistan, e in generale della coalizione internazionale, occorre leggere gli “Afghan Papers“, pubblicati nel 2019 dal Washington Post, dopo anni di battaglie legale.
In un’intervista il tenente, Douglas Lute, che ha operato in Afghanistan durante l’amministrazione Bush e Obama, ha ammesso lo spaesamento dei vertici militari americani.
Non solo, dagli Afghan Papers è emerso che per anni l’opinione pubblica è stata continuamente ingannata su un conflitto considerato invincibile dagli stessi vertici militari. Quel fallimento già ampiamente descritto dai documenti, ha avuto il suo culmine il 15 agosto 2021 quando i talebani hanno occupato la capitale Kabul.
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