Il 25 gennaio 2016 si perdevano le tracce di Giulio Regeni, il ricercatore italiano che si trovava in Egitto, al Cairo, per un dottorato di ricerca sui sindacati indipendenti egiziani per conto dell’università di Cambridge. Il corpo martoriato di Giulio fu ritrovato il 3 febbraio 2016 in un fosso alla periferia del Cairo.
A distanza di sette anni, per Giulio Regeni non c’è ancora giustizia.
Le indagini
In questi anni le indagini sulla morte di Giulio sono state caratterizzate da continui depistaggi da parte delle autorità egiziane.
La svolta arrivò il 10 dicembre 2020, quando la Procura di Roma emise degli avvisi di garanzia per quattro 007 egiziani.
Le accuse erano di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e concorso in omicidio aggravato. I quattro ufficiali egiziani si sono resi sempre irreperibili, e la magistratura egiziana non ha mai fornito i loro indirizzi di residenza, nè ha concesso ai magistrati italiani di essere presenti agli interrogatori.
A ottobre 2021 il processo venne cancellato. Per i giudici della Corte d’Assise non si poteva avere un dibattimento perchè gli imputati non erano a conoscenza del processo a loro carico.
Il 10 gennaio 2022 si svolse l’udienza preliminare davanti al Gup di Roma Roberto Ranazzi, che concesse altri tre mesi di nuove ricerche sugli imputati egiziani irreperibili. Inoltre fu disposta la trasmissione degli atti al governo per verificare gli eventuali esiti dell’erogatoria 2019 per capire se c’erano i margini per interloquire con le autorità egiziane.
L’Egitto non ha mai collaborato
Nella nota che il ministero della Giustizia inviò al gup di Roma (giudice per l’udienza preliminare) per i quattro 007 accusati di avere rapito, torturato e ucciso Giulio, si sottolineava “ il rifiuto dell’Egitto di collaborare nell’attività di notifica degli atti”. Alla luce di questa nota, l’11 aprile 2022 il Gup di Roma dispose la sospensione del procedimento a carico di quattro 007 egiziani.
Inoltre, la Procura presentò ricorso, chiedendo l’annullamento della decisione dei giudici della Terza Corte d’Assise di Roma che avevano dichiarato la nullità del decreto che disponeva il giudizio. Il 15 luglio 2022, la Corte di Cassazione giudicò inammissibile il ricorso. Difatti con questa decisione si ridussero drasticamente le possibilità di un processo in Italia.
“Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di Giustizia per tutti gli italiani. “Abnorme” e’ certamente tutto il male che e’ stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare ne’ consentire l’impunita’ per chi tortura e uccide” commentarono i genitori di Giulio e il loro avvocato.
“Si è consentito a un governo, quello egiziano, che mai ha voluto collaborare alla ricerca della verità per Giulio Regeni, di sfruttare cinicamente le garanzie della procedura italiana per cercare ancora una volta di garantire l’impunità a suoi funzionari” ha commentato la decisione il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury,
Il 10 ottobre 2022 si tenne una nuova udienza gup del Tribunale di Roma, dove fu sentito il capo dipartimento Affari di giustizia del ministero Nicola Russo sugli eventuali sviluppi dopo la nota inviata alle autorità egiziane in seguito all’incontro del 15 marzo scorso. “Gli egiziani non hanno risposto neanche alla richiesta di incontro che la ministra Marta Cartabia aveva chiesto nel gennaio scorso“. Dichiarò il capo dipartimento per gli Affari Giustizia.
Il 7 novembre 2022, in occasione della Cop27, la premier Meloni incontrò il presidente egiziano al Sisi. A ritorno il ministro degli Esteri Tajani dichiarò le seguenti parole “Sia il presidente sia il ministro degli Esteri mi hanno assicurat la volontà dell’Egitto di rimuovere gli ostacoli che possono creare problemi. Non c’è stata, devo dirlo agli italiani, nessuna reticenza da parte egiziana”.
Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni, chiese Gup di ascoltare in aula Giorgia Meloni e Antonio Tajani, in merito all’incontro con al Sisi. Il giudice accolse la richiesta.
La decisione dell’Avvocatura Generale dello Stato: Meloni e Tajani non saranno sentiti
Giovedì 9 marzo 2023 l’Avvocatura Generale dello Stato ha comunicato formalmente che la premier Meloni e il ministro degli Esteri Tajani, non saranno sentiti in tribunale sul caso dello studente ucciso in Egitto.
“Il contenuto dei colloqui si inscrive nell’abito delle relazioni di politica internazionale e riguarda attività svolta nell’esercizio di uno delle più rilevanti prerogative dell’azione di governo, nella sua più specifica accezione di politica estera. Secondo la prassi internazionale costantemente applicata dagli Stati – scrive l’Avvocatura dello Stato a supporto del parere negativo alle testimonianze dei rappresentanti del nostro Governo in aula – i contenuti dei colloqui, bilaterali o plurilaterali, fra i rappresentanti di governo non possono essere divulgati se non attraverso comunicati congiunti e condivisi. La divulgazione dei medesimi contenuti senza il consenso dello stato estero interessato potrebbe incidere sulla credibilità nella comunità internazionale: il contenuto dei colloqui non è divulgabile” perché “c’è un segreto che non può essere violato”.
I genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio Regeni con il loro avvocato Alessandra Ballerini, attendono una convocazione da parte della premier Meloni.
Nel frattempo la decisione dell’Avvocatura dello Stato ha difatti bloccato il processo.
APPROFONDISCI ANCHE: Egitto, gli interessi energetici e militari che l’Italia non è disposta a sacrificare